GRAVE SCANDALO A CATANIA! La Chiesa Evangelica Pentecostale ha ubbidito agli Ebrei togliendo la scritta: «Gesù Cristo è il Signore»!

Il 19 febbraio 2018 a Catania, nel locale di culto della Chiesa Evangelica Pentecostale di Viale G. Lainò, 2/A, di cui è pastore Ottavio Prato, si è tenuta una conferenza dal titolo «Uniti verso la radice» dove diverse Chiese Evangeliche (tra cui le ADI) hanno stretto un patto con gli Ebrei che negano che Gesù è il Cristo. Mi giunge voce che gli Ebrei nell’occasione hanno preteso dalla Chiesa che togliessero la scritta «Gesù Cristo è il Signore» che c’era sopra in alto sul pulpito. Come potete vedere infatti dalle tre foto, manca durante la conferenza!

Questa è la dimostrazione che gli Ebrei odiano il nome di Gesù di Nazareth; e che queste Chiese si sono vergognate del nome di Gesù Cristo, e che sono diventate schiave degli Ebrei. Sono dei ribelli e dei corrotti che non rimarranno impuniti. Esorto quindi i membri di questa Chiesa ad uscire e separarsi da essa, perché ha rigettato il Signore Gesù Cristo. Uscite e separatevi anche dalle altre Chiese che sono d’accordo con questa Chiesa. La faccia di Dio è contro di esse.
Chi ha orecchi da udire, oda

Giacinto Butindaro

P.S.
Anche la Chiesa Parola della Grazia di Palermo, di cui è pastore Lirio Porrello, ha rimosso la scritta «GESÙ È IL SIGNORE» che aveva in alto sopra il palco. La sua rimozione però sarebbe stata eseguita molto tempo prima, a differenza di quella di Viale Lainò a Catania che risale a pochi giorni prima della conferenza con gli Ebrei.

Fonte: Santino Franzè

Tratto da : http://giacintobutindaro.org/2018/02/22/grave-scandalo-a-catania-la-chiesa-evangelica-pentecostale-ha-ubbidito-agli-ebrei-togliendo-la-scritta-gesu-cristo-e-il-signore/

Cristiani e massoni. Ma stanno scherzando?

Vi sono taluni che dicono che Cristiani e massoni possono stare assieme, e quindi secondo costoro chi crede che Gesù sia l’unica via di salvezza può benissimo stare assieme con chi crede che Gesù non sia l’unica via di salvezza! Ma stanno scherzando? No, non scherzano affatto, sono proprio seri, e la cosa più grave è che in molti ancora sono coloro che ci danno retta! E ci fanno sapere pure che se un pastore vuole diventare massone, è libero di farlo! Ma stanno scherzando? No, no, non scherzano neppure questa volta, sono proprio seri. Ma lo volete capire che questi qua vi vogliono allontanare dal Signore? Non sono affatto dei nostri, non sono dei cristiani : sono degli anticristi! Lasciateli stare, separatevene, non dategli retta, è gente falsa questa! Usano sofismi di vario genere per cercare di sedurre i semplici. Hanno un parlare doppio, non sanno neppure loro quello che dicono né quello che danno per certo, poiché sono uomini del dubbio! La franchezza non la conoscono, la semplicità neppure, e con i loro discorsi lunghi, pomposi e vacui adescano le anime instabili! State in guardia fratelli, state in guardia, e non vi lasciate sedurre dai loro vani e insensati ragionamenti. State sani.

Salvatore Larizza

Confutazione dell’eresia distruttiva secondo cui Paolo annunciava tre vie di salvezza

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Gabriele Boccaccini è professore all’Università del Michigan, fondatore dell’Enoch Seminar, autore di numerose pubblicazioni, e considerato uno dei massimi esperti del giudaismo del Secondo Tempio e delle origini cristiane, ed il suo ultimo libro – che per adesso è solo in lingua inglese ma presto dovrebbe arrivare anche in lingua italiana – si intitola «Paul the Jew», ossia «Paolo l’Ebreo».

Peraltro questo libro viene anche raccomandato dal massone Giancarlo Rinaldi sulla sua pagina Facebook.

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Vi scrivo per mettervi in guardia da lui perché insegna che Paolo annunziava TRE vie di salvezza. Ecco le sue parole, che ho preso dalla sua pagina Facebook:
«Paolo non era un apostolo dell’intolleranza che predicava una sola via di salvezza, e non era soltanto l’apostolo dei Gentili che mostrava due distintive vie di salvezza: la Legge per gli Ebrei e Cristo per i Gentili. Paolo l’Ebreo era l’apostolo della Misericordia di Dio, che annunciava tre vie di salvezza: gli Ebrei giusti hanno la Legge, i Gentili giusti hanno la loro coscienza, e i peccatori (Ebrei e Gentili allo stesso modo) hanno Cristo il Perdonatore» (“Paul was not an apostle of intolerance who preached only one path to salvation, and was not only the apostle of Gentiles who showed two distinctive paths to salvation: the Torah for the Jews and Christ for Gentiles. Paul the Jew was the apostle of God’s Mercy, announcing three paths to salvation: righteous Jews have the Torah, righteous Gentiles have their own conscience, and sinners (Jews and Gentiles alike) have Christ the Forgiver.”(https://www.facebook.com/gabriele.boccaccini).

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Ci troviamo davanti a delle affermazioni menzognere perché secondo quello che emerge leggendo tutti gli scritti di Paolo, Paolo annunciava solo una via di salvezza, quella mediante la fede in Gesù Cristo, e l’annunciava sia agli Ebrei che ai Gentili, e adesso ve lo dimostro.

Innanzi tutto cominciamo con il dire che non esistono né Ebrei giusti e neppure Gentili giusti, i quali vengono giustificati i primi per mezzo della legge di Mosè e i secondi dalla loro coscienza.

Paolo dice molto chiaramente ai santi di Roma infatti che “abbiamo dianzi provato che tutti, Giudei e Greci, sono sotto il peccato, siccome è scritto: Non v’è alcun giusto, neppur uno. Non v’è alcuno che abbia intendimento, non v’è alcuno che ricerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti son divenuti inutili. Non v’è alcuno che pratichi la bontà, no, neppur uno. La loro gola è un sepolcro aperto; con le loro lingue hanno usato frode; v’è un veleno di aspidi sotto le loro labbra. La loro bocca è piena di maledizione e d’amarezza. I loro piedi son veloci a spargere il sangue. Sulle lor vie è rovina e calamità, e non hanno conosciuto la via della pace. Non c’è timor di Dio dinanzi agli occhi loro” (Romani 3:9-18), per cui tutti, sia Ebrei che Gentili, hanno peccato e sono sotto il peccato, e quindi sono schiavi del peccato, in quanto “chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giovanni 8:34). E quindi per essere giustificati, sia Ebrei che Gentili, devono credere in Gesù Cristo, secondo che dice Paolo sempre ai Romani: “Ora, però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata una giustizia di Dio, attestata dalla legge e dai profeti: vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v’è distinzione; difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù; il quale Iddio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel sangue d’esso, per dimostrare la sua giustizia, avendo Egli usato tolleranza verso i peccati commessi in passato, al tempo della sua divina pazienza; per dimostrare, dico, la sua giustizia nel tempo presente; ond’Egli sia giusto e giustificante colui che ha fede in Gesù. Dov’è dunque il vanto? Esso è escluso. Per qual legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede; poiché noi riteniamo che l’uomo è giustificato mediante la fede, senza le opere della legge. Iddio è Egli forse soltanto l’Iddio de’ Giudei? Non è Egli anche l’Iddio de’ Gentili? Certo lo è anche de’ Gentili, poiché v’è un Dio solo, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l’incirconciso parimente mediante la fede” (Romani 3:21-30). Notate, che Paolo dice che “non v’è distinzione; difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù”, per cui non esiste all’infuori della fede in Gesù Cristo un’altra maniera per essere giustificati, sia per gli Ebrei che per i Gentili, e questo perché lo ripeto, sia Ebrei che Gentili sono sotto il peccato, in quanto l’apostolo Paolo dice ai Galati che “la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato” (Galati 3:22), ed ai Romani che “Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza” (Romani 11:32). Ma non è abbastanza chiaro quando Paolo dice che non v’è alcun giusto, neppure uno (Romani 3:10)? Ecco perché sempre Paolo afferma che il Vangelo di Cristo “è potenza di Dio per la salvezza d’ogni credente; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, secondo che è scritto: Ma il giusto vivrà per fede” (Romani 1:16-17). Quindi la giustificazione gli uomini, siano essi Ebrei che Gentili, la possono ottenere soltanto mediante la fede in Cristo. E questo è confermato da quello che sempre Paolo afferma nella sua epistola ai Romani quando dice: “Come dunque con un sol fallo la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così, con un solo atto di giustizia la giustificazione che dà vita s’è estesa a tutti gli uomini” (Romani 5:18). Notate che come la condanna si è estesa a tutti gli uomini mediante un solo fallo, così la giustificazione – quella che si ottiene mediante la fede – si è estesa a tutti gli uomini mediante un solo atto di giustizia, che è quello compiuto da Gesù Cristo, il Figlio di Dio, facendosi ubbidiente fino alla morte e alla morte della croce (cfr. Filippesi 2:8).

Ma vediamo un esempio di un uomo ebreo di nascita che – secondo la dottrina delle tre vie di salvezza – avrebbe dovuto essere giustificato per la legge davanti a Dio visto e considerato che era zelante per la legge di Mosè, e mi riferisco a Paolo da Tarso. Ora Paolo, prima che gli apparisse Gesù, era un Fariseo che quanto alla giustizia che è nella legge, era irreprensibile (cfr. Filippesi 3:6). Ma Paolo quando riprese l’apostolo Pietro, che era anche lui ebreo di nascita, gli disse tra le altre cose che “l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata” (Galati 2:16). A chi si riferiva quando disse “abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in Cristo”, se non a lui che stava parlando e agli altri Ebrei di nascita presenti incluso Pietro? Quindi anche gli Ebrei possono essere giustificati soltanto mediante la fede in Gesù Cristo. Per le opere della legge non possono essere giustificati, perché Paolo dice che “se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente” (Galati 2:21). Dunque, nel momento in cui qualcuno afferma che «gli Ebrei giusti hanno la legge», sta dicendo che Cristo è morto inutilmente, e sta rendendo vano il sacrificio di Cristo. I cosiddetti Ebrei giusti non sono altro che peccatori, sotto la maledizione di Dio perché si basano sulle opere della legge, secondo che dice Paolo: “Poiché tutti coloro che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione; perché è scritto: Maledetto chiunque non persevera in tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica!” (Galati 3:10). Da qui si spiega perché l’apostolo Paolo agli Ebrei (a tutti gli Ebrei) predicava la giustificazione per grazia mediante la fede in Gesù Cristo, infatti quando predicò nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, dopo avergli annunziato la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, gli disse: “Siavi dunque noto, fratelli, che per mezzo di lui v’è annunziata la remissione dei peccati; e per mezzo di lui, chiunque crede è giustificato di tutte le cose, delle quali voi non avete potuto esser giustificati per la legge di Mosè” (Atti 13:38-39). Avete notato che Paolo ha parlato a quegli Ebrei di una giustificazione che essi non potevano ottenere per la legge di Mosè, ma solamente credendo in Gesù Cristo? E questa giustificazione è quella attestata dalla legge e dai profeti, “vale a dire la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti i credenti; poiché non v’è distinzione; difatti, tutti hanno peccato e son privi della gloria di Dio, e son giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:22-24), secondo che è scritto che il giusto vivrà per la sua fede. Chi tra gli Ebrei dunque non crede nel Signore Gesù Cristo, non importa quanto sia zelante per la legge, non importa proprio quanto sia devoto alla legge di Mosè, egli non è giustificato e non fa parte dell’Israele di Dio. Questo spiega perché l’apostolo Paolo ai santi di Roma quando parla degli Ebrei che non credono in Gesù Cristo li chiama rami che sono stati troncati per la loro incredulità, secondo che dice: “E se pure alcuni de’ rami sono stati troncati, e tu, che sei olivastro, sei stato innestato in luogo loro e sei divenuto partecipe della radice e della grassezza dell’ulivo, non t’insuperbire contro ai rami; ma, se t’insuperbisci, sappi che non sei tu che porti la radice, ma la radice che porta te. Allora tu dirai: Sono stati troncati dei rami perché io fossi innestato. Bene: sono stati troncati per la loro incredulità, e tu sussisti per la fede; non t’insuperbire, ma temi” (Romani 11:17-21). Senza la fede in Gesù Cristo quindi anche gli Ebrei non possono far parte dell’ulivo domestico. La fede in Gesù Cristo è un requisito indispensabile per far parte della Chiesa di Dio in Cristo. Senza di essa si è fuori dalla Chiesa.

Vediamo adesso un esempio di uomo Gentile di nascita che – sempre secondo la dottrina delle tre vie di salvezza – avrebbe dovuto essere salvato per la sua coscienza, visto che era considerato da coloro che lo conoscevano come un “uomo giusto e temente Iddio” (Atti 10:22), e mi riferisco al centurione Cornelio. La Scrittura dice che egli “era pio e temente Iddio con tutta la sua casa, e faceva molte elemosine al popolo e pregava Dio del continuo” (Atti 10:2), per cui Cornelio oggi sarebbe definito, ‘una brava persona, onesta, che fa del bene ogni qualvolta ne ha l’opportunità’. Eppure, Cornelio era sotto la condanna di Dio, perché l’angelo del Signore che gli apparve gli disse: “Manda a Ioppe, e fa’ chiamare Simone, soprannominato Pietro; il quale ti parlerà di cose, per le quali sarai salvato tu e tutta la casa tua” (Atti 11:13-14). E così avvenne infatti, egli mandò a chiamare Pietro, che annunciò il Vangelo a Cornelio e alla sua casa, ed essi furono salvati mediante la fede in Gesù Cristo. Ed è lo stesso Pietro che lo confermerà questo quando a Gerusalemme dirà: “Fratelli, voi sapete che fin dai primi giorni Iddio scelse fra voi me, affinché dalla bocca mia i Gentili udissero la parola del Vangelo e credessero. E Dio, conoscitore dei cuori, rese loro testimonianza, dando lo Spirito Santo a loro, come a noi; e non fece alcuna differenza fra noi e loro, purificando i cuori loro mediante la fede. Perché dunque tentate adesso Iddio mettendo sul collo de’ discepoli un giogo che né i padri nostri né noi abbiam potuto portare? Anzi, noi crediamo d’esser salvati per la grazia del Signor Gesù, nello stesso modo che loro.” (Atti 15:7-11). Notate come Pietro prima dica che Dio ha purificato i cuori di quei Gentili mediante la fede (e quindi quei Gentili non furono giustificati dalla loro coscienza), e poi che la salvezza è per grazia sia per gli Ebrei che per i Gentili. Quindi? Ecco perché l’apostolo Paolo dice ai Romani: “Iddio è Egli forse soltanto l’Iddio de’ Giudei? Non è Egli anche l’Iddio de’ Gentili? Certo lo è anche de’ Gentili, poiché v’è un Dio solo, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l’incirconciso parimente mediante la fede” (Romani 3:29-30). Dunque c’è solo una via di salvezza che annunciavano Paolo e gli altri apostoli, quella mediante la fede in Gesù Cristo sia per gli Ebrei che per i Gentili. La giustificazione che dà vita quindi è estesa a tutti gli uomini, ed è una sola, quella che si ottiene mediante la fede in Gesù Cristo. Ma qualcuno dirà: ma Paolo non dice forse che “quando i Gentili che non hanno legge, adempiono per natura le cose della legge, essi, che non hanno legge, son legge a se stessi; essi mostrano che quel che la legge comanda è scritto nei loro cuori per la testimonianza che rende loro la coscienza, e perché i loro pensieri si accusano od anche si scusano a vicenda” (Romani 2:14-15)? Certo, ma Paolo non dice mica che coloro che adempiono per natura le cose della legge sono giustificati da Dio, ma solo che essi sono legge a se stessi! Ma rimane il fatto che “per le opere della legge nessuno sarà giustificato al suo cospetto” (Romani 3:20), altrimenti Cristo sarebbe morto inutilmente, perché la giustizia di Dio si potrebbe ottenere mediante quello che la legge comanda che è scritto nel proprio cuore! E difatti l’apostolo poco prima afferma che “tutti coloro che hanno peccato senza legge, periranno pure senza legge” (Romani 2:12). Cosa dice Paolo di coloro che hanno peccato senza legge (e vi ricordo che non c’è uomo che non pecchi mai)? Che essi periranno! Quindi non c’è in vista per essi alcuna giustificazione! Ecco perché il Vangelo di Cristo va predicato ad ogni creatura, e va detto agli uomini che se rifiutano di credere in esso saranno condannati.

Dunque, ecco dimostrato che l’apostolo Paolo non predicava tre vie di salvezza, ma una sola via di salvezza. Considerate che persino la serva indovina della città di Filippi riconobbe che Paolo annunciava una sola via di salvezza, infatti è scritto: “E avvenne, come andavamo al luogo d’orazione, che incontrammo una certa serva, che avea uno spirito indovino, e con l’indovinare procacciava molto guadagno ai suoi padroni. Costei, messasi a seguir Paolo e noi, gridava: Questi uomini son servitori dell’Iddio altissimo, e vi annunziano la via della salvezza” (Atti 16:16-17). Qui però c’è qualcuno che attribuisce a Paolo tre vie di salvezza!

Ma andiamo avanti. Voglio ora soffermarmi brevemente sulla seguente affermazione del professore Gabriele Boccaccini: «Paolo non era un apostolo dell’intolleranza che predicava una sola via di salvezza”! Perché questa affermazione è una affermazione tipicamente massonica, non c’è alcun dubbio su questo. E questo perché per la Massoneria i predicatori che predicano una sola via di salvezza sono intolleranti, e la Massoneria invece fa della tolleranza uno dei suoi capisaldi, in quanto sostiene che ci sono tante vie di salvezza e non una sola, come invece sostengono i «fondamentalisti cristiani»! Come si legge infatti in uno scritto di un massone dal titolo «Tolleranza, Tolleranza, Tolleranza»: «La tolleranza è il rispetto, l’accettazione, e l’apprezzamento della ricchezza e della diversità delle culture del nostro mondo, dei nostri modi d’espressione e delle maniere di esprimere la ns qualità di esseri umani incoraggiata dalla conoscenza dell’apertura mentale, dalla comunicazione e dalla libertà di pensiero, di coscienza e di credo. La tolleranza è l’armonia nella differenza. Non è solo un obbligo di ordine etico, è anche una necessità politica e giuridica. La tolleranza è una virtu’ che rende la pace possibile e contribuisce a sostituire “la cultura della pace alla cultura dello scontro”. Tolleranza, non è indifferenza o mancanza di opinione, ma è il riconoscere che vi sono modi di pensare diversi dal proprio ed assumere nei loro riguardi un atteggiamento di rispetto. Tolleranza è per definizione la negazione di ogni forma di integralismo» (http://www.edstolper.it/web/images/docs/tavole_profani/TOLLERANZA%20.pdf). Tradotto nella pratica, si è tolleranti se si accetta che oltre alla fede in Gesù Cristo ci sono altre vie di salvezza, per cui non è indispensabile credere in Cristo Gesù per ottenere la salvezza: ecco, se si rispettano altre vie di salvezza allora si è tolleranti perché si mostra rispetto verso chi la pensa in maniera diversa da noi, ma se si predica che per essere salvati è indispensabile credere in Gesù Cristo, allora si è intolleranti, in quanto ci si mostra irrispettosi verso gli altri credi diversi dal nostro!!!

Paolo dunque era intollerante, eccome se era intollerante, ed io sono intollerante come Paolo perché non rispetto altre cosiddette vie di salvezza. Io non faccio come il predicatore Billy Graham che ha affermato: «Ma, come Americano, rispetto altri sentieri che conducono a Dio ….. » (“Our Task Is to Do All We Can, Not to Sit and Wait,” Parade Magazine, Oct. 20, 1996, p. 4), perché io servo Cristo Gesù il Nazareno all’infuori del quale non c’è salvezza, mentre Billy Graham serve il Gesù della Massoneria che è un altro Gesù: ma d’altronde Billy Graham è un massone. Io come Paolo annuncio la via della salvezza, e so come Paolo di dire la verità che è in Cristo Gesù e di avere il favore e l’approvazione del solo vero Dio, che è il Creatore di tutte le cose, perché annuncio la Sua Parola. La mia coscienza non mi accusa e non mi condanna nell’annunciare che non c’è salvezza fuori dal nome di Gesù Cristo, o che non si può essere salvati senza credere in Gesù Cristo, perché questa è la verità, e la verità è attestata dalla Scrittura e dallo Spirito Santo.

Dunque questa eresia delle tre vie di salvezza annuciate da Paolo nasce dall’esigenza di non fare apparire l’apostolo Paolo come intollerante. Ma chi conosce la dottrina del nostro caro fratello Paolo, si avvede subito che si tratta di un tentativo di attribuirgli cose che Paolo non pensava e non predicava.

Nessuno vi seduca con vani ragionamenti, fratelli, perché Paolo scongiurava Giudei e Gentili a ravvedersi dinnanzi a Dio e a credere in Gesù Cristo (cfr. Atti 20:21), per ottenere la remissione dei loro peccati e la vita eterna, e questo perché egli credeva fermamente che “in nessun altro è la salvezza; poiché non v’è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad esser salvati” (Atti 4:12), in quanto Gesù è il Cristo di Dio, il Figlio di Dio, che Dio ha mandato nel mondo per essere il Salvatore del mondo. Gesù è il Salvatore del mondo perché è morto per i nostri peccati, secondo le Scritture; fu seppellito; e risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture (1 Corinzi 15:3-5). Chi avrà creduto in Lui e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non avrà creduto in Lui sarà condannato (cfr. Marco 16:16), Ebreo o Gentile che sia, perché dinnanzi a Dio non c’è riguardo alla qualità delle persone. Ecco perché Paolo scrivendo ai Romani prende Abramo come esempio per tutti, sia Ebrei che Gentili, di uomo giustificato soltanto mediante la fede, perché egli fu giustificato quando era incirconciso nella carne, e poi dopo che credette fu circonciso come Dio gli ordinò di fare (cfr. Genesi 15:6;17:9-27). Ascoltiamo cosa dice Paolo: “Che diremo dunque che l’antenato nostro Abramo abbia ottenuto secondo la carne? Poiché se Abramo è stato giustificato per le opere, egli avrebbe di che gloriarsi; ma dinanzi a Dio egli non ha di che gloriarsi; infatti, che dice la Scrittura? Or Abramo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto di giustizia. Or a chi opera, la mercede non è messa in conto di grazia, ma di debito; mentre a chi non opera ma crede in colui che giustifica l’empio, la sua fede gli è messa in conto di giustizia. Così pure Davide proclama la beatitudine dell’uomo al quale Iddio imputa la giustizia senz’opere, dicendo: Beati quelli le cui iniquità son perdonate, e i cui peccati sono coperti. Beato l’uomo al quale il Signore non imputa il peccato. Questa beatitudine è ella soltanto per i circoncisi o anche per gli incirconcisi? Poiché noi diciamo che la fede fu ad Abramo messa in conto di giustizia. In che modo dunque gli fu messa in conto? Quand’era circonciso, o quand’era incirconciso? Non quand’era circonciso, ma quand’era incirconciso; poi ricevette il segno della circoncisione, qual suggello della giustizia ottenuta per la fede che avea quand’era incirconciso, affinché fosse il padre di tutti quelli che credono essendo incirconcisi, onde anche a loro sia messa in conto la giustizia; e il padre dei circoncisi, di quelli, cioè, che non solo sono circoncisi, ma seguono anche le orme della fede del nostro padre Abramo quand’era ancora incirconciso. Poiché la promessa d’esser erede del mondo non fu fatta ad Abramo o alla sua progenie in base alla legge, ma in base alla giustizia che vien dalla fede. Perché, se quelli che son della legge sono eredi, la fede è resa vana, e la promessa è annullata; poiché la legge genera ira; ma dove non c’è legge, non c’è neppur trasgressione. Perciò l’eredità è per fede, affinché sia per grazia; onde la promessa sia sicura per tutta la progenie; non soltanto per quella che è sotto la legge, ma anche per quella che ha la fede d’Abramo, il quale è padre di noi tutti (secondo che è scritto: Io ti ho costituito padre di molte nazioni) dinanzi al Dio a cui egli credette, il quale fa rivivere i morti, e chiama le cose che non sono, come se fossero. Egli, sperando contro speranza, credette, per diventar padre di molte nazioni, secondo quel che gli era stato detto: Così sarà la tua progenie. E senza venir meno nella fede, egli vide bensì che il suo corpo era svigorito (avea quasi cent’anni), e che Sara non era più in grado d’esser madre; ma, dinanzi alla promessa di Dio, non vacillò per incredulità, ma fu fortificato per la sua fede dando gloria a Dio ed essendo pienamente convinto che ciò che avea promesso, Egli era anche potente da effettuarlo. Ond’è che ciò gli fu messo in conto di giustizia. Or non per lui soltanto sta scritto che questo gli fu messo in conto di giustizia, ma anche per noi ai quali sarà così messo in conto; per noi che crediamo in Colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a cagione delle nostre offese, ed è risuscitato a cagione della nostra giustificazione.” (Romani 4:1-25). Per diventare figli di Abrahamo dunque, sia Ebrei che Gentili, devono credere nel Signore Gesù Cristo, perché soltanto “coloro i quali hanno la fede, son figliuoli d’Abramo” (Galati 3:7). Nessuno dunque vi seduca con vani ragionamenti.

Un’altra cosa, è evidente che questa eresia delle tre vie di salvezza annunciate dall’apostolo Paolo ha come obbiettivo quello di spingere i Cristiani ad unirsi agli Ebrei e ai Mussulmani, ossia di fortificare il dialogo interreligioso, e quindi di contribuire a creare la religione unica mondiale, che è la religione che la Massoneria vuole instaurare sulla terra. Peraltro il numero tre è un numero molto caro alla Massoneria, perché i principi della Massoneria sono proprio tre, ossia «libertà, fratellanza e uguaglianza». Adesso quindi sono spuntate fuori anche le tre vie di salvezza, che tutto sommato alla Massoneria non dispiacciono affatto, perché nella sostanza c’è salvezza per tutti, nessuno escluso, con questa eresia delle tre salvezze che pare proprio uscita da una loggia massonica! C’è salvezza per coloro che credono in Gesù Cristo ed anche per coloro che rifiutano di credere in Gesù Cristo. Ma le cose stanno in un’altra maniera, perché “chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l’ira di Dio resta sopra lui” (Giovanni 3:36).

Ed ancora, è anche evidente che questa eresia delle tre vie di salvezza annunciate da Paolo ha come scopo quello di farci passare per persone che non imitano o non seguono le orme di Paolo, e quindi di mettere Paolo contro di noi. In altre parole, coloro che sostengono questa eresia vogliono mettere noi «fondamentalisti cristiani» – così infatti ci chiamano – in cattiva luce, perché noi non tolleriamo gli Ebrei e i Gentili che non credono in Gesù Cristo, come invece faceva Paolo ai suoi giorni verso gli Ebrei e i Gentili che non credevano in Cristo, il quale Paolo proprio perché era tollerante si era messo ad annunciare altre due vie di salvezza (quella per gli Ebrei giusti e quella per i Gentili giusti) oltre a quella che noi fino ad oggi pensavamo fosse l’unica via di salvezza che Paolo annunciava agli uomini!!! Avete capito allora cosa si sono inventati questi seduttori di menti? Un altro apostolo Paolo! Diciamo così, che hanno fatto diventare anche Paolo un massone! E sì, dico, anche Paolo, perché prima di Paolo hanno fatto diventare massone Gesù Cristo, perché anche il loro Gesù è aperto al dialogo interreligioso!

Ed infine, è anche evidente che questa eresia delle tre vie di salvezza annunciate da Paolo è un attacco frontale e sfacciato al sacrificio espiatorio di Cristo Gesù, perché se ci sono Ebrei che possono essere giustificati mediante le opere della legge senza la fede in Cristo Gesù vuol dire che allora Cristo è morto inutilmente, perché dice l’apostolo Paolo: “Se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente” (Galati 2:21). Ma la giustizia non si può ottenere per mezzo della legge, perché per mezzo della legge è data la conoscenza del peccato (cfr. Romani 3:20), e la legge è intervenuta affinché il peccato abbondasse (cfr. Romani 5:20); dice bene Paolo quindi: “Per le opere della legge nessuno sarà giustificato” (Romani 3:20) e questo perché la giustizia non viene dalla legge ma dalla fede. Come dice ancora Paolo: “se fosse stata data una legge capace di produrre la vita, allora sì, la giustizia sarebbe venuta dalla legge; ma la Scrittura ha rinchiuso ogni cosa sotto peccato, affinché i beni promessi alla fede in Gesù Cristo fossero dati ai credenti. Ma prima che venisse la fede eravamo tenuti rinchiusi in custodia sotto la legge, in attesa della fede che doveva esser rivelata. Talché la legge è stata il nostro pedagogo per condurci a Cristo, affinché fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta, noi non siamo più sotto pedagogo; perché siete tutti figliuoli di Dio, per la fede in Cristo Gesù” (Galati 3:21-26). E proprio perché la giustizia viene dalla fede – e vi ricordo che questa giustizia è attestata dalla legge e dai profeti – gli apostoli predicavano la parola della fede, perché la giustizia che viene dalla fede dice questo: “La parola è presso di te, nella tua bocca e nel tuo cuore; questa è la parola della fede che noi predichiamo; perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore, e avrai creduto col cuore che Dio l’ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti col cuore si crede per ottener la giustizia e con la bocca si fa confessione per esser salvati. Difatti la Scrittura dice: Chiunque crede in lui, non sarà svergognato. Poiché non v’è distinzione fra Giudeo e Greco; perché lo stesso Signore è Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano; poiché chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvato” (Romani 10:8-13).

Gli Ebrei dunque che cercano di stabilire la loro propria giustizia, non si sottopongono alla giustizia di Dio, perché il termine della legge è Cristo per essere giustizia ad ognuno che crede (cfr. Romani 10:3-4). Essi cercano la legge della giustizia per opere, ma non la conseguono, perché la cercano non per fede ma per opere, e quindi intoppano nella Parola, ed a questo sono stati anche destinati (cfr. Romani 9:31-33; 1 Pietro 2:8), perché il profeta Isaia aveva detto: “Ed egli sarà un santuario, ma anche una pietra d’intoppo, un sasso d’inciampo per le due case d’Israele, un laccio e una rete per gli abitanti di Gerusalemme. Molti tra loro inciamperanno, cadranno, saranno infranti, rimarranno nel laccio, e saranno presi” (Isaia 8:14-15). D’altronde, come dice Paolo, “non tutti i discendenti da Israele sono Israele; né per il fatto che son progenie d’Abramo, son tutti figliuoli d’Abramo; anzi: In Isacco ti sarà nominata una progenie. Cioè, non i figliuoli della carne sono figliuoli di Dio: ma i figliuoli della promessa son considerati come progenie. Poiché questa è una parola di promessa: In questa stagione io verrò, e Sara avrà un figliuolo. Non solo; ma anche a Rebecca avvenne la medesima cosa quand’ebbe concepito da uno stesso uomo, vale a dire Isacco nostro padre, due gemelli; poiché, prima che fossero nati e che avessero fatto alcun che di bene o di male, affinché rimanesse fermo il proponimento dell’elezione di Dio, che dipende non dalle opere ma dalla volontà di colui che chiama, le fu detto: Il maggiore servirà al minore; secondo che è scritto: Ho amato Giacobbe, ma ho odiato Esaù” (Romani 9:6-13). Per cui tra gli Ebrei solo una parte sono destinati a salvezza in virtù del proponimento dell’elezione di Dio, e questa parte costituisce il residuo secondo l’elezione della grazia, di cui parla Paolo ai santi di Roma. “Ma se è per grazia, – dice Paolo – non è più per opere; altrimenti, grazia non è più grazia” (Romani 11:6). Quindi questi Ebrei, discendenti di Israele e progenie di Abrahamo, sono giusti, e quindi figli d’Abrahamo, per la loro fede in Gesù Cristo, perché hanno ottenuto mediante la fede la giustizia che viene da Dio che si basa sulla fede. A loro Dio ha dato di credere in Cristo Gesù affinché fossero giustificati come lo fu Abrahamo, ossia per grazia mediante la fede. Essi quindi non hanno nulla di che gloriarsi dinnanzi a Dio. Gli altri Ebrei invece sono stati indurati, secondo che è scritto: “Iddio ha dato loro uno spirito di stordimento, degli occhi per non vedere e degli orecchi per non udire, fino a questo giorno. E Davide dice: La loro mensa sia per loro un laccio, una rete, un inciampo, e una retribuzione. Siano gli occhi loro oscurati in guisa che non veggano, e piega loro del continuo la schiena” (Romani 11:8-10). Per cui costoro non possono credere perché Dio ha indurato i loro cuori, nella stessa maniera che ai giorni di Gesù quegli Ebrei che videro Gesù operare tanti miracoli non poterono credere, secondo che dice l’apostolo Giovanni: “E sebbene avesse fatto tanti miracoli in loro presenza, pure non credevano in lui; affinché s’adempisse la parola detta dal profeta Isaia: Signore, chi ha creduto a quel che ci è stato predicato? E a chi è stato rivelato il braccio del Signore? Perciò non potevano credere, per la ragione detta ancora da Isaia: Egli ha accecato gli occhi loro e ha indurato i loro cuori, affinché non veggano con gli occhi, e non intendano col cuore, e non si convertano, e io non li sani.” (Giovanni 12:37-40). Ma questo induramento parziale che si è prodotto in Israele per volontà di Dio, un giorno avrà fine, perché dice Paolo a noi Gentili: “… fratelli, non voglio che ignoriate questo mistero, affinché non siate presuntuosi; che cioè, un induramento parziale s’è prodotto in Israele, finché sia entrata la pienezza dei Gentili; e così tutto Israele sarà salvato, secondo che è scritto: Il liberatore verrà da Sion; Egli allontanerà da Giacobbe l’empietà; e questo sarà il mio patto con loro, quand’io torrò via i loro peccati. Per quanto concerne l’Evangelo, essi sono nemici per via di voi; ma per quanto concerne l’elezione, sono amati per via dei loro padri; perché i doni e la vocazione di Dio sono senza pentimento. Poiché, siccome voi siete stati in passato disubbidienti a Dio ma ora avete ottenuto misericordia per la loro disubbidienza, così anch’essi sono stati ora disubbidienti, onde, per la misericordia a voi usata, ottengano essi pure misericordia. Poiché Dio ha rinchiuso tutti nella disubbidienza per far misericordia a tutti” (Romani 11:25-32). Quindi fino a che non giungerà la pienezza dei Gentili continueremo a vedere tanti Ebrei indurati da Dio. Non può dunque essere che ci siano sia Ebrei giustificati per grazia mediante la fede in Cristo che Ebrei giustificati mediante le opere della legge. Gli Ebrei giusti sono soltanto coloro che hanno la fede nel Signore Gesù Cristo, essi sono il residuo eletto secondo la grazia. Gli altri Ebrei, essendo disubbidienti, sono sotto il peccato, sotto la condanna di Dio. Non importa quanto siano osservanti della legge, essi sono dei peccatori sulla via della perdizione, e quando muoiono se ne vanno in perdizione perché muoiono nei loro peccati. Gesù Cristo infatti disse agli Ebrei: “Perciò v’ho detto che morrete ne’ vostri peccati; perché se non credete che sono io (il Cristo), morrete nei vostri peccati” (Giovanni 8:24). Ecco dunque cosa annunciamo agli Ebrei, che se non credono che Gesù il Nazareno è il Cristo di Dio, morto sulla croce per i nostri peccati e risuscitato il terzo giorno, essi moriranno nei loro peccati. E questo perché come disse l’Iddio d’Abrahamo, d’Isacco e di Giacobbe, tramite il profeta: “Il mio giusto vivrà per fede” (Ebrei 10:38). Anche per gli Ebrei quindi non c’è altra via di salvezza all’infuori della fede in Gesù Cristo; solo credendo in Gesù possono essere giustificati, e quindi essere resi giusti.

Vi metto dunque severamente in guardia da coloro che annunciano questa dottrina delle tre vie di salvezza, perché essi stanno diffondendo del lievito malvagio. Levatevi in favore della verità, resistetegli in faccia, e distruggete i loro ragionamenti vani e perversi che piacciono ai Massoni, e che bisogna dire odorano fortemente di Massoneria. Questi loro ragionamenti sovvertono il Vangelo di Cristo, annullando la grazia, e rendono inutile il sacrificio espiatorio di Cristo, proprio quello che si propone di fare la Massoneria in mezzo alla Chiesa tramite i suoi «burattini» che amano chiamarsi liberi muratori, ma che non sono altro che degli «schiavi distruttori», perché sono degli schiavi del peccato che introdottosi nel campo di Dio cercano di distruggere tutto quello che possono distruggere.

Chi ha orecchi da udire, oda

Giacinto Butindaro

Tratto da : http://giacintobutindaro.org/2016/04/21/confutazione-delleresia-distruttiva-secondo-cui-paolo-annunciava-tre-vie-di-salvezza/

Se credi che ci sono diverse vie per andare in cielo sei un illuso

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Se credi che ci sono diverse vie che portano in cielo, e quindi che Gesù Cristo non è la sola via che conduce nel regno dei cieli, sappi che ti stai illudendo (Giovanni 14:6). Per entrare nel regno dei cieli gli uomini, siano essi Ebrei che Gentili, devono ravvedersi e credere nel Vangelo di Cristo, ossia devono credere che Cristo è morto per i nostri peccati ed è risuscitato il terzo giorno (1 Corinzi 15:3-5). Coloro che non crederanno nel Vangelo di Cristo non saranno salvati nel regno celeste del Signore ma saranno condannati (Marco 16:16). Non continuare ad illuderti quindi, ravvediti e credi in Gesù Cristo, per ottenere la remissione dei peccati (Atti 10:43) e la vita eterna (Giovanni 3:16,36), altrimenti l’ira di Dio resterà sopra di te (Giovanni 3:36), e morirai nei tuoi peccati (Giovanni 8:24) andandotene nelle fiamme dell’inferno (Luca 16:19-31).

Giacinto Butindaro

Tratto da : http://giacintobutindaro.org/2016/04/20/se-credi-che-ci-sono-diverse-vie-per-andare-in-cielo-sei-un-illuso/

Non pace, ma spada!

spadaQuello che molti ancora non hanno compreso è che Gesù non è venuto a metter pace sulla terra, ma spada, cioè divisione. E questo perchè se si crede che l’unica via per andare in cielo sia Gesù Cristo è inevitabile che ci si facciano dei nemici su questa terra. Ma pensate forse che Gesù Cristo sia venuto per unire le religioni? O per dare la cosiddetta ‘libertà religiosa’ ai popoli? Ma a quale Gesù avete creduto?

Gesù Cristo, colui nel quale io ho creduto per la grazia di Dio, un giorno disse queste parole : ‘Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua. Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figliuolo o figliuola più di me, non è degno di me; e chi non prende la sua croce e non vien dietro a me, non è degno di me. Chi avrà trovato la vita sua la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per cagion mia, la troverà. Chi riceve voi riceve me; e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato.’ (Matteo 10:34-40) Ma non sono forse chiare le parole di Gesù? E dunque perchè molti che si definiscono Cristiani non credono alle parole del Cristo? Perchè molti non credono affatto in questo Gesù, ma in un altro, quello che gli ha presentato il serpente antico!

Fratelli e sorelle nel Signore, la pace che il Signore è venuto a portare sulla terra non è quella fra gli uomini ma è quella che si ha con Dio. E questo perché se da un lato il Signore divide gli uomini a motivo della fede, dall’altro, sempre a motivo della fede, li unisce con Dio. Noi oggi quantunque abbiamo l’inimicizia del mondo eppure, per la grazia di Dio, abbiamo pace con Dio per mezzo di Cristo Gesù. Non fatevi dunque ingannare da coloro che procacciano unione con i cattolici romani, con i testimoni di geova, con i mormoni, e cosi via; facendovi credere che questa sia la volontà di Dio. Lasciateli perdere, sono ciechi, guide di ciechi. State sani.

Salvatore Larizza

Giovanni Traettino invitato dall’Alleanza Evangelica Italiana!

Vi ricordate quando l’Alleanza Evangelica Italiana (AEI) «prese le distanze» dall’incontro ecumenico tra Giovanni Traettino e Francesco, capo della Chiesa Cattolica Romana, del 28 luglio 2014 nel locale di culto della Chiesa della Riconciliazione di Caserta? Ebbene, pochi giorni fa Giovanni Traettino ha partecipato nella sala polifunzionale della Chiesa Alfa e Omega a Roma (di cui è pastore Agostino Masdea) ad un convegno organizzato proprio dall’Alleanza Evangelica Italiana dove ha parlato di ecumenismo!!!

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Come si chiama tutto ciò alla luce della Parola di Dio?
Fratelli, ascoltatemi, ve lo ripeto, questa gente è falsa, è falsa, è falsa. Sono tutti d’accordo tra loro per trascinare le Chiese ad unirsi in una maniera o nell’altra alla Chiesa Cattolica Romana, e poi in un secondo momento all’Islam e le altre grandi religioni mondiali per creare la religione unica mondiale voluta dalla Massoneria. Scappate da queste organizzazioni evangeliche filo massoniche!

Giacinto Butindaro

Foto presa dalla pagina Facebook della Chiesa ‘Alfa e Omega’

Tratto da : http://giacintobutindaro.org/2016/04/11/giovanni-traettino-invitato-dallalleanza-evangelica-italiana/

Contro il «vangelo sociale»

mondo-migliore-blogFratelli nel Signore, esiste un falso vangelo chiamato ‘vangelo sociale’ (in inglese ‘social gospel’) che è penetrato in molte Chiese Evangeliche, comprese le Assemblee di Dio in Italia. L’amore di Cristo dunque mi costringe a spiegarvi in che cosa consiste questo cosiddetto vangelo sociale e a mettervi in guardia da esso. Innanzi tutto però fatemi tracciare una breve storia del vangelo sociale.
Il movimento del vangelo sociale è un movimento intellettuale di matrice protestante che si sviluppò soprattutto nel decennio 1880-90 e che raggiunse il suo apice agli inizi del ventesimo secolo negli Stati Uniti e in Canada. Il movimento si proponeva di applicare i principi etici del Cristianesimo ai problemi sociali, soprattutto alle questioni sociali come l’ingiustizia economica, la povertà, l’alcolismo, il crimine, le tensioni razziali, il lavoro dei bambini, il pericolo della guerra e così via. In altre parole, proclamava la necessità di affiancare alla salvezza individuale una salvezza sociale, per raggiungere la quale era necessario una estesa cooperazione che essi sostenevano sulla base del principio della fraternità universale degli uomini, per cui se tutti gli uomini sono figli di Dio – dicevano – nulla deve impedire loro di associarsi per redimere la società dai mali che l’affliggono. Questo movimento portò alla proliferazione di programmi e di agenzie sociali organizzati dalle diverse organizzazioni denominazionali ed interdenominazionali.
I propugnatori del vangelo sociale erano tipicamente post-millenaristi, ossia credevano che Cristo non poteva ritornare se prima l’umanità non si fosse sbarazzata dei mali sociali, ossia se non dopo il ‘millennio’ o una età d’oro in cui avrebbero prosperato i principi del Cristianesimo. Tra gli esponenti più importanti di questo movimento ci furono Richard T. Ely (1854–1943) affiliato alla Chiesa Episcopale; Josiah Strong (1847-1916) che fu segretario generale della Alleanza Evangelica negli USA dal 1886 al 1898; Washington Gladden (1836-1918) un pastore congregazionalista americano che fu vice presidente dell’American Missionary Association dal 1894 al 1901 e presidente dal 1901 al 1904; e Walter Rauschenbusch (1861-1918) un pastore battista che è considerato il ‘padre’ del vangelo sociale in quanto fu il principale teologo del movimento del vangelo sociale.
Entriamo nel merito di questo ‘Vangelo sociale’ facendo riferimento agli scritti di Walter Rauschenbusch. Secondo Walter Rauschenbusch – che rigettava l’inerranza della Bibbia – il Regno di Dio ‘non consiste nel salvare atomi umani, ma nel salvare l’organismo sociale. Non consiste nel portare persone in cielo, ma nel trasformare la vita sulla terra nell’armonia del cielo’ (Walter Rauschenbusch, Christianity and the Social Crisis, The Macmillan Company, New York 1907, pag. 65 – It is not a matter of saving human atoms, but of saving the social organism. It is not a matter of getting individuals to heaven, but of transforming the life on earth into the harmony of heaven), e questa era la concezione che Gesù aveva del Regno di Dio infatti ‘Gesù desiderava fondare una società che si basasse sull’amore, sul servizio e sull’uguaglianza’ (Ibid., pag. 70 – Jesus desired to found a society resting on love, service, and equality)! Quindi i discepoli di Cristo devono avere lo stesso obbiettivo, che è appunto quello di trasformare l’intera società, comprese le istituzioni: ‘L’umanità aspetta un Cristianesimo rivoluzionario che chiami il mondo malvagio e lo trasformi’ (Ibid., pag. 91 – Humanity is waiting for a revolutionary Christianity which will call the world evil and change it). Tradotto nella pratica, il Vangelo sociale afferma che i Cristiani devono mettersi a fare lotte sociali e politiche con l’obbiettivo di far trionfare nel mondo i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza! Basandosi su questa concezione del Regno di Dio, Walter Rauschenbusch sviluppò una teologia per il vangelo sociale, e difatti lui affermò: ‘Il vangelo sociale è il vecchio messaggio della salvezza ma allargato e intensificato. Il vangelo individualistico ci ha insegnato a vedere la peccaminosità di ogni cuore umano e ci ha ispirato con la fede nella volontà e potenza di Dio di salvare ogni anima che viene a lui. Ma esso non ci ha dato una adeguata comprensione della peccaminosità dell’ordine sociale e della sua parte nei peccati di tutte le persone al suo interno. Esso non ha evocato fede nella volontà e nella potenza di Dio di redimere le istituzioni permanenti della società umana dalla loro ereditata colpa di oppressione e di estorsione. Sia il nostro senso del peccato che la nostra fede nella salvezza sono rimaste prive delle realtà sotto il suo insegnamento. Il Vangelo sociale cerca di portare gli uomini sotto il ravvedimento per i loro peccati collettivi e di creare una coscienza più sensibile e più moderna’ (Walter Rauschenbusch, A Theology for the Social Gospel, The Macmillan Company, New York 1917, pag. 5).
Il ‘vangelo sociale’ perciò rigetta la dottrina del peccato originale, secondo cui l’uomo nasce totalmente corrotto e depravato a motivo del peccato del primo uomo. Perchè secondo la dottrina del peccato originale il peccato è ereditato dall’uomo e può essere vinto solo dalla Grazia che viene offerta mediante il Vangelo (cfr. Ibid., pag. 42-43), per cui la salvezza viene intesa come salvezza del singolo uomo dalla schiavitù del peccato che domina l’uomo sin dalla nascita; mentre il Vangelo sociale sostiene che il peccato è un fattore variabile in quanto ‘una generazione corrompe l’altra’ (Ibid., pag. 60) e quindi gli uomini assorbono il peccato dal gruppo sociale a cui appartengono (‘il peccato viene trasmesso lungo le linee della tradizione sociale’ – Ibid., pag. 60, un pò come i bambini imparano a mentire, rubare, fumare sigarette e parlare in maniera scurrile da quelli più grandi di loro – Ibid., pag. 60) e predica una salvezza degli uomini dai peccati su ‘larga scala’ o ‘peccati sociali’, come per esempio dai governi dispotici, dalla guerra e dal militarismo, dal latifondo e dall’industria e dalla finanza predatrici, in altre parole una sorta di salvezza degli uomini da istituzioni o governi o oligarchie che opprimono e sfruttano gli uomini (Ibid., pag. 53, 60-61). Quindi la dottrina del peccato originale – che è biblica in quanto è scritto: “Ecco, io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato” (Salmo 51:5), ed anche: “I disegni del cuor dell’uomo sono malvagi fin dalla sua fanciullezza” (Genesi 8:21) – viene rigettata perchè costituisce un forte ostacolo al miglioramento del mondo, perchè ponendo l’attenzione esclusivamente sulla salvezza individuale non spinge gli uomini a intraprendere lotte sociali e politiche per il miglioramento e la trasformazione del mondo ossia delle condizioni sociali!
I ‘peccati sociali’ hanno peraltro molta più importanza dei ‘peccati personali’, perchè d’altronde sono quelli che bisogna vincere per migliorare il mondo! Dunque Walter Rauschenbusch ha dovuto creare questa classe dei ‘peccati sociali’ per poter divulgare il suo vangelo sociale, e nel crearla ha fatto praticamente sparire i peccati personali o individuali, ai quali se qualche volta li menziona non gli dà praticamente nessuna importanza. Ascoltate infatti cosa afferma sul peccato: ‘La definizione di peccato come egoismo offre una eccellente base teologica per una concezione sociale del peccato e della salvezza. […] La teologia dipinge l’auto-affermazione del peccato come una sorta di duello solitario della volontà tra lui e Dio. Noi ci facciamo una immagine mentale di Dio che siede sul suo trono nella gloria, santo e benevolo, e il peccatore giù in basso, che risentitamente scuote il pugno contro Dio mentre ripudia la divina volontà e sceglie la propria. Adesso, nella vita reale una tale ribellione titanica contro l’Onnipotente è rara. Forse i nostri antenati Puritani conoscevano più casi di quanti ne conosciamo noi perchè il loro Dio teologico era abituato a emettere decreti arbitrari che invitavano alla ribellione. Noi non ci ribelliamo; noi ci scansiamo e sottraiamo. Noi ci inginocchiamo in umile sottomissione e cacciamo a calci il nostro dovere sotto il letto mentre Dio non sta guardando. Le definizioni teologiche del peccato hanno troppo il sapore delle istituzioni monarchiche sotto la cui influenza spirituale esse furono per prima formate. In una monarchia assoluta il primo dovere è quello di prostrarsi davanti alla volontà reale. Un uomo può colpire con la lancia i contadini o violentare le loro mogli, ma opporsi al re è un’altra faccenda. Quando delle definizioni teologiche parlano di ribellione contro Dio come la caratteristica comune di tutto il peccato, ciò ricorda la prontezza dei governi dispotici a trattare ogni offesa come tradimento. Il peccato non è una transazione privata tra il peccatore e Dio. [….] Noi raramente pecchiamo contro Dio solamente. Il decalogo dà una semplice illustrazione di ciò. La teologia usava distinguere tra la prima e la seconda tavola del decalogo; la prima enumerava i peccati contro Dio e la seconda i peccati contro gli uomini. Gesù tirò fuori il comandamento sul Sabato dalla prima tavola e lo aggiunse alla seconda; egli disse che il Sabato non è un giorno tabù di Dio, ma una istituzione per il bene dell’uomo. Il comandamento di onorare i nostri genitori è anche etico. Rimangono i primi tre comandamenti, contro il politeismo, il culto delle immagini, e l’abuso del santo nome. L’adorazione di vari dèi e l’uso di idoli non costituisce più uno dei nostri pericoli. L’abuso del santo nome ha perso molta della sua importanza religiosa da quando la stregoneria e la magia si sono spostate nelle stradine secondarie. D’altro canto, i comandamenti della seconda tavola diventano sempre più importanti’ (Ibid., pag. 47-49). Avete notato quindi che ha fatto Rauschenbusch? Chiama il peccato ‘egoismo’, rigetta l’idea che si tratta di una ribellione a Dio perchè secondo lui è figlia della errata concezione di Dio come sovrano!
La definizione del peccato che dà Rauschenbusch è conseguenza di quella che nel linguaggio dei social gospelers si chiama ‘democratizzazione di Dio’ infatti dice Rauschenbusch: ‘Noi dobbiamo democratizzare la concezione di Dio: allora la definizione del peccato diventerà più realistica’ (Ibid., pag. 48 – We must democratize the conception of God; then the definition of sin will become more realistic): l’idea quindi di un Dio sovrano che fa tutto quello che gli piace non sta bene a Rauschenbusch per cui essa va democratizzata! Ascoltate cosa dice: ‘L’antica concezione secondo la quale Dio dimora in alto ed è distinto dalla nostra vita umana costituiva il fondamento naturale di idee autocratiche e arbitrarie su di lui. D’altra parte, la credenza religiosa che egli è immanente nell’umanità costituisce il fondamento naturale delle idee democratiche su di lui. Quando stava lassù, aveva bisogno di sostituti che governassero al suo posto, papi per istituzione divina e re per diritto divino; se vive e si muove nella vita dell’umanità può agire direttamente sulle masse degli uomini. Un Dio che lotta all’interno della nostra lotta, accende la sua fiamma nel nostro intelletto, manda la sua energia per rendere la nostra volontà assetata di giustizia, inonda il nostro subcosciente di sogni e desideri e incita sempre a correre verso una unione più profonda di libertà e solidarietà – quello sarebbe un Dio con il quale gli uomini democratici e religiosi potrebbero avere comunione come con il loro principale compagno di lavoro, la fonte delle loro energie, il fondamento delle loro speranze. [….] La tolleranza dell’ingiustizia sociale è un male intollerabile. Il grande peccato degli uomini è quello di opporsi alla riforma della società predatoria. Non vogliamo che a Dio sia imputato questo atteggiamento; una concezione di Dio secondo la quale egli approva l’ordine sociale presente e lo utilizza per santificare le sue [di questo sistema] vittime, attraverso le loro sofferenze, senza sforzarsi di abbatterlo, ripugna al nostro senso morale’ (Ibid., pag. 178-179, 184). E Gesù sarebbe stato l’artefice di questa democratizzazione della concezione di Dio; sì proprio Gesù, infatti Rauschenbusch afferma: ‘Quando [Gesù] prese Dio per mano e lo chiamò «Padre nostro», democratizzò la concezione di Dio; separò l’idea dallo Stato coercitivo e predatorio e la trasferì al regno della vita familiare, la principale incarnazione sociale della solidarietà e dell’amore. Egli non salvò soltanto l’umanità, ma salvò Dio, dandogli la prima opportunità di essere amato e di evitare i peggiori equivoci possibili. Il valore dell’idea di Cristo della paternità di Dio risulta evidente soltanto in contrapposizione alle idee dispotiche che essa contrastava e tendeva a sostituire. Abbiamo classificato la teologia come greca e latina, cattolica e protestante: è tempo di classificarla come dispotica e democratica. Da un punto di vista cristiano, si tratta di una distinzione più decisiva’ (Ibid., pag. 174-175).
La Bibbia invece dichiara che “il peccato è la violazione della legge” (1 Giovanni 3:4) di Dio, a prescindere quale sia il precetto violato, e che i peccatori sono dei ribelli nei confronti di Dio, infatti Paolo dice: “E voi pure ha vivificati, voi ch’eravate morti ne’ vostri falli e ne’ vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potestà dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli; nel numero dei quali noi tutti pure, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, siamo vissuti altra volta ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figliuoli d’ira, come gli altri” (Efesini 2:1-3). Sì proprio dei ribelli, perchè si rifiutano di obbedire ai comandamenti del ” beato e unico Sovrano, il Re dei re e Signor dei signori” (1 Timoteo 6:15), Colui che come disse Davide s’innalza come sovrano al di sopra di tutte le cose (1 Cronache 29:11). E perchè sono ribelli? Perchè sono sotto la potestà di Satana, di quello spirito che opera in loro affinchè violino i comandamenti di Dio. La malvagità che esiste nel mondo, quindi non è altro che il frutto della loro ribellione che è operata in loro dal maligno, da qui si spiega perchè l’apostolo Giovanni dice che tutto il mondo giace nel maligno (1 Giovanni 5:19). E si badi che la diffusione della malvagità nel mondo è parte del disegno di Dio che culminerà alla fine dei tempi nel ritorno glorioso di Cristo dal cielo, e difatti tra le cose che Gesù enumerò nel suo discorso sui segni che precederanno il suo ritorno c’è proprio anche il moltiplicarsi della malvagità, secondo che disse: “E perché l’iniquità sarà moltiplicata, la carità dei più si raffredderà” (Matteo 24:12), cosa peraltro confermata dall’apostolo Paolo a Timoteo quando gli disse: “Or sappi questo, che negli ultimi giorni verranno dei tempi difficili; perché gli uomini saranno egoisti, amanti del danaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi, senz’affezione naturale, mancatori di fede, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, temerarî, gonfi, amanti del piacere anziché di Dio, aventi le forme della pietà, ma avendone rinnegata la potenza” (2 Timoteo 3:1-5)
Dunque, questa cosiddetta democratizzazione della concezione di Dio che consiste nel far apparire Dio come qualcuno che è compagno di opera dei Cristiani in questa riforma sociale per stabilire un nuovo ordine sociale, è assolutamente antibiblica, perchè semmai è vero che Dio ha stabilito che l’iniquità moltiplichi, e che prima del ritorno di Cristo sia manifestato l’empio, ossia l’uomo del peccato, il quale “s’innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch’egli è Dio” (2 Tessalonicesi 2:4) e che perseguiterà a morte i santi. Tutto questo ovviamente servirà a Dio per mettere alla prova i santi, come i malvagi abitanti di Canaan servirono a Dio per mettere alla prova gli Israeliti secondo che disse Dio: ” … io non caccerò più d’innanzi a loro alcuna delle nazioni che Giosuè lasciò quando morì; così, per mezzo d’esse, metterò alla prova Israele per vedere se si atterranno alla via dell’Eterno e cammineranno per essa come fecero i loro padri, o no’ ” (Giudici 2:21-22).
Un abisso chiama un altro abisso, perchè un pò di lievito fa lievitare tutta la pasta, e quindi questa falsa concezione del peccato e della salvezza non poteva che avere nefaste conseguenze anche sull’opera espiatoria compiuta da Cristo. L’opera redentrice di Cristo, infatti, secondo Rauschenbusch, va riconsiderata e reinterpretata alla luce di questa nuova idea della salvezza (Ibid., pag. 144), che è una ‘salvezza sociale’ (Ibid., pag. 146) o ‘dell’ordine sociale’ (Ibid., pag. 211). Da qui la conclusione che Gesù Cristo ha portato su di sè il peso dei peccati del mondo, che sono dei peccati di natura pubblica, tra i quali per esempio il bigottismo religioso, la combinazione della corruzione politica e il potere politico, la corruzione della giustizia, lo spirito e l’azione della folla sediziosa, il militarismo, e l’orgoglio di classe (Ibid., pag. 257-258). Questa è la ragione per cui il vangelo sociale rigetta la dottrina dell’espiazione sostituiva che dice che Cristo è morto per i nostri peccati per espiarli offrendo se stesso qual prezzo di riscatto per tutti. Dice infatti Rauschenbusch; ‘Gesù non portò in alcun senso reale il peccato di qualche antico Britanno che picchiò sua moglie nel 56 A. C., o di qualche montanaro nel Tennessee che si ubriacò nel 1917 D.C.. Ma egli portò in un senso molto reale il peso dei pubblici peccati della società organizzata, ed essi a loro volta sono collegati casualmente a tutti i peccati privati’ (Ibid., pag. 247 – Jesus did not in any real sense bear the sin of some ancient Briton who beat up his wife in B. C. 56, or of some mountaineer in Tennessee who got drunk in A. D. 1917. But he did in a very real sense bear the weight of the public sins of organized society, and they in turn are causally connected with all private sins). E quindi Rauschenbusch rigettava quello che disse Isaia sulla morte di Gesù e cioè che “…. noi lo reputavamo colpito, battuto da Dio, ed umiliato! ….. piacque all’Eterno di fiaccarlo coi patimenti” (Isaia 53:4,10) affinchè espiasse i nostri peccati! Per Rauschenbusch infatti Cristo è morto ‘per sostituire l’egoismo con l’amore come base della società umana’ (‘to substitute love for selfishness as the basis of human society’). E quindi per questi seduttori di menti che portano il vangelo sociale, Gesù è morto per liberare gli uomini da qualsiasi oppressione o discriminazione o dispotismo sociale; per cui se in una nazione una minoranza religiosa viene oppressa e perseguitata dalla religione di stato, allora Cristo è morto per liberarli e fargli ottenere la libertà religiosa; se c’è una dittatura e gli uomini sono privati dei cosiddetti diritti fondamentali dell’uomo, Cristo è morto per liberarli dal dittatore di turno e fargli acquistare quei diritti; se i negri sono discriminati, Cristo è morto per liberarli da quella discriminazione; se esiste la schiavitù, Cristo è morto per liberare gli schiavi dai loro padroni; se ci sono tanti poveri, perchè la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi ricchi, allora Cristo è morto per liberare i poveri dall’ingiustizia dei ricchi; e così via. Per cui ogni Cristiano, deve lottare per far ottenere questa liberazione a queste persone schiave di cosiddetti peccati sociali! Il Cristiano deve quindi combattere per la ‘salvezza dell’ordine sociale’ e creare così un nuovo ordine sociale in cui regni la libertà, la giustizia, l’amore, la pace e la solidarietà! Il Cristiano è in questa maniera che adempie il mandato di Cristo! Non si deve diffondere il Regno di Dio tramite predicazioni emotive ‘fuoco e zolfo’ – in altre parole predicando agli uomini ‘Ravvedetevi e convertitevi dai vostri peccati, e credete nel Vangelo, altrimenti l’ira di Dio resterà sopra di voi e andrete all’inferno’- ma tramite la manifestazione di una vita Cristiana. Coloro dunque che professano il vangelo sociale si mostrano ottimisti verso il futuro di questo mondo, perchè pensano che il mondo possa migliorare ed essere migliorato e per questa ragione fanno lotte politiche e sociali per il raggiungimento di questo scopo!
Fatemi confutare brevemente questo attivismo politico e sociale tramite cui i sostenitori del vangelo sociale vogliono migliorare il mondo, portando l’emancipazione sociale a quelle persone che ne hanno bisogno.
La Sacra Scrittura ci mostra che Gesù Cristo non cercò di trasformare la società, e non si diede neppure ad attività politiche e sociali, perché Lui predicò il Vangelo della grazia di Dio, esortando le persone a ravvedersi e a credere nel Vangelo. Guarì i malati, cacciò i demoni, fece molti segni e prodigi, ma non cercò di risolvere le ingiustizie sociali o di portare emancipazione sociale a coloro che erano oppressi o discriminati socialmente. Egli venne per liberare le persone dai loro peccati e difatti l’angelo che apparve a Giuseppe mentre Maria era incinta gli disse: “Giuseppe, figliuol di Davide, non temere di prender teco Maria tua moglie; perché ciò che in lei è generato, è dallo Spirito Santo. Ed ella partorirà un figliuolo, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati” (Matteo 1:20-21). Egli quindi non venne nel mondo per salvare il popolo d’Israele dal dominio romano – o come direbbero i propugnatori del vangelo sociale ‘dai peccati sociali’ di cui era caduto vittima – ma per salvarlo dai loro peccati. E difatti è scritto che “Cristo è morto per i nostri peccati” (1 Corinzi 15:3). Il che è totalmente diverso. Noi quindi, essendo discepoli di Cristo, siamo chiamati a seguire le Sue orme, e perciò non dobbiamo metterci a lottare per compiere delle riforme sociali. Noi dobbiamo portare agli uomini la Buona Novella della grazia di Dio, affinché essi si ravvedano e credano nel Vangelo, ed essi siano così salvati dai loro peccati, liberati dalla potestà del diavolo, e salvati dalle fiamme dell’inferno. E dobbiamo pure lottare affinché quelle anime che sono cadute vittime di impostori o di falsi ministri del Vangelo siano liberate dalle loro grinfie, e questa lotta la si affronta confutando le eresie che costoro insegnano. Dobbiamo anche compiere ogni opera buona affinché il nome di Dio sia glorificato in noi, ma da nessuna parte la Parola ci comanda di cambiare la società in cui viviamo dandoci a lotte politiche e sociali affinché gli uomini che subiscono discriminazioni o soprusi o ingiustizie siano salvati dai cosiddetti ‘peccati sociali’. Un tale comando non esiste nella dottrina che Dio ci ha dato tramite i suoi apostoli. Il nostro compito non è cambiare la società attraverso una riforma sociale o attivismo politico, ma trasmettere il Vangelo di Cristo che è potente a salvare dal peccato e dalla perdizione eterna e cambiare la vita di coloro che si ravvedono e credono in esso; e confutare le false dottrine affinché i santi non siano “più de’ bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore” (Efesini 4:14); e “attendere a buone opere per provvedere alle necessità” (Tito 3:14) dei santi, come per esempio quella di venire in aiuto ai poveri fra i santi tramite collette (1 Corinzi 16:1-3; Romani 15:25-26) in quanto noi dobbiamo ricordarci dei poveri (Galati 2:10).
Leggete attentamente il libro degli Atti degli apostoli e tutte le epistole, e vedrete che né gli apostoli e neppure gli altri Cristiani che vissero in quel tempo cercarono di cambiare la società attraverso una riforma sociale o dandosi alla politica. Sapete perché? Perché essi sapevano che Cristo non li aveva chiamati a fare una simile cosa. Essi non si impacciarono nella politica o nell’attivismo sociale, e questo al fine di piacere al Signore. Non ha forse detto Paolo che “uno che va alla guerra non s’impaccia delle faccende della vita; e ciò, affin di piacere a colui che l’ha arruolato” (2 Timoteo 2:4)? Ma ditemi un pò: avete mai visto uno che è al fronte candidarsi a delle elezioni politiche, o darsi ad attivismo sociale? Io no. Non capisco dunque in virtù di quale recondito motivo un soldato di Cristo Gesù – che è in guerra contro il diavolo – si deve dare alla politica, candidandosi a delle elezioni politiche o amministrative, o si deve impegnare affinché la società in cui vive sia trasformata. Come potrebbe un soldato di Cristo continuare a piacere a Dio che lo ha arruolato nel suo esercito se s’impacciasse in faccende che non lo riguardano? Imitiamo dunque gli apostoli.
Quindi noi non aspettiamo che la nostra società migliori. Perché noi sappiamo che l’iniquità moltiplicherà e l’amore dei più si raffredderà (cfr. Matteo 24:12), molti falsi profeti sorgeranno e sedurranno molti (cfr. Matteo 24:11), i discepoli di Cristo saranno odiati da tutti gli uomini (cfr. Matteo 24:9), e nei giorni che precederanno il ritorno di Gesù il mondo sarà sotto il governo dell’anticristo (cfr. 2 Tessalonicesi 2:1-12; Apocalisse 13:1-18). Questo è quello che la Scrittura ci insegna. Tuttavia, la Scrittura ci insegna anche che quando Gesù ritornerà e distruggerà l’anticristo, i regni del mondo saranno dati ai santi (cfr. Daniele 7:24-27). In altre parole, quando Gesù ritornerà Egli instaurerà il Regno di Dio sulla terra e regnerà con i Suoi santi per mille anni. Al ritorno di Cristo quindi i santi assumeranno il governo di tutti i regni del mondo, in quanto Cristo concederà loro autorità sulle nazioni (cfr. Apocalisse 2:26), e in quel periodo sulla terra regnerà la giustizia e la pace.
Ma c’è un’altra cosa che fa comprendere come questo vangelo sociale non è da Dio, che è il fatto che i suoi propugnatori spingono i santi a mettersi con gli infedeli per creare questo nuovo ordine sociale in cui regni la pace e la giustizia.
I Cristiani infatti – per i predicatori del vangelo sociale – possono e devono collaborare con tutti, basta che costoro sono ‘uomini di pace’ ossia uomini che cercano la pace del mondo. Per fare questo quindi, i Cristiani devono mettere da parte le cose che li dividono dai peccatori (quindi mettere da parte la predicazione del ravvedimento e del vangelo ai peccatori con i quali collaborano – perchè il loro obbiettivo non è quello di convertirli ma di collaborare con essi –) e si devono concentrare sul fare del bene assieme ad essi. E così, tramite questo vangelo sociale, costoro cercano di portare nel mondo la pace, che invece Cristo non è venuto a portare secondo che Egli disse: “Non pensate ch’io sia venuto a metter pace sulla terra; non son venuto a metter pace, ma spada. Perché son venuto a dividere il figlio da suo padre, e la figlia da sua madre, e la nuora dalla suocera; e i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua” (Matteo 10:34-36). E non solo, ma essi in questa maniera cercano di far mettere i figli della luce con gli infedeli sotto un giogo che non è per loro, cosa questa che Dio ci vieta dicendoci: “Non vi mettete con gl’infedeli sotto un giogo che non è per voi; perché qual comunanza v’è egli fra la giustizia e l’iniquità? O qual comunione fra la luce e le tenebre? E quale armonia fra Cristo e Beliar? O che v’è di comune tra il fedele e l’infedele? E quale accordo fra il tempio di Dio e gl’idoli? Poiché noi siamo il tempio dell’Iddio vivente, come disse Iddio: Io abiterò in mezzo a loro e camminerò fra loro; e sarò loro Dio, ed essi saranno mio popolo. Perciò Uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’immondo; ed io v’accoglierò, e vi sarò per Padre e voi mi sarete per figliuoli e per figliuole, dice il Signore onnipotente” (2 Corinzi 6:14-18). E quindi costoro incitano la Chiesa a diventare amica del mondo e perciò nemica di Dio, secondo che è scritto: “O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio” (Giacomo 4:4). E tutto questo ovviamente ha un prezzo: il tradimento del Vangelo di Cristo!
Peraltro, la cosa paradossale che vediamo in questi propugnatori del vangelo sociale, è che mentre da un lato parlano tanto di voler riformare il mondo, dall’altro non fanno niente per riformare la Chiesa togliendo di mezzo a loro quelli che si chiamano fratelli ma sono fornicatori, avari, idolatri, oltraggiatori, ubriaconi, e rapaci (1 Corinzi 5:11-12), e rigettando tutti quei precetti di uomini che voltano le spalle alla verità e che annullano la dottrina di Dio (2 Corinzi 10:5) e confutando quindi le tante eresie che vengono propagate dalle Chiese Evangeliche. In altre parole, parlano tanto di voler far regnare nel mondo la giustizia, ma non fanno niente per far regnare la giustizia e la verità nella Chiesa, in quanto tollerano i peccati e le false dottrine. E questa è la prova che costoro non parlano da parte di Dio, in quanto sono dei ribelli, dei seduttori di menti e dei cianciatori che procacciano il male dei santi. Questa del vangelo sociale dunque è l’ennesima macchinazione del diavolo per distrarre e distogliere i santi dalla vera lotta che essi devono intraprendere, cioè quella contro l’ingiustizia, la malvagità, l’ipocrisia, la falsità, che si trovano in abbondanza in mezzo alle Chiese Evangeliche che ormai sono in massima parte amiche del mondo.
Peraltro, visto che il vangelo sociale sostiene che Cristo ha portato su di sè anche il bigottismo religioso, da cui quindi gli uomini hanno bisogno di essere liberati, e noi sappiamo che questi predicatori del vangelo sociale per bigottismo religioso intendono l’osservanza dei precetti di Cristo e degli apostoli così come sono scritti, il cui risultato nella vita dei santi è la conduzione di una vita santa, pia e giusta SEPARATA DAL MONDO E DALLE SUE CONCUPISCENZE, non sorprende affatto che i sostenitori del vangelo sociale siano i primi a contrastare noi che predichiamo la giustizia e la santità di Dio, perchè costoro non vogliono che i santi si separino dal mondo, ma vogliono che camminino assieme ad esso. Sì loro parlano di voler diffondere il Regno di Dio tramite la manifestazione di una vita Cristiana, ma in realtà quella che loro chiamano ‘vita Cristiana’ è una vita mondana, e questo lo si capisce bene quando entrano nel merito di certi argomenti biblici. Quella che loro chiamano ‘vita cristiana’ ha solo il nome di vita cristiana, perchè nella sostanza è una vita mondana.
Fratelli nel Signore, dovete quindi guardarvi e ritirarvi da i sostenitori del Vangelo sociale, perché essi diffondendo il vangelo sociale – che è gradito alla Massoneria perché nella sostanza promuove gli ideali massonici -, si propongono di corrompere e traviare i santi perché vogliono fargli fare e accettare cose storte e perverse agli occhi di Dio. Nessuno di voi si faccia sedurre dai loro vani ragionamenti. Costoro hanno voltato le spalle alla sana dottrina e si sono rivolti alle profane ciance che vi ricordo vanno rodendo come fa la cancrena. Il loro vangelo sociale infatti è un vangelo distorto e adulterato che spinge la Chiesa a ribellarsi a Dio e a trasgredire i suoi comandamenti, per cercare di migliorare il mondo quando invece la Scrittura afferma che l’iniquità sarà moltiplicata e la carità dei più si raffredderà per cui il mondo è destinato nel piano di Dio a peggiorare.
Ho detto poco fa che il vangelo sociale è gradito alla Massoneria perché nella sostanza promuove gli ideali massonici, e a conferma di questo c’è il fatto che questo vangelo sociale è stato abbracciato da denominazioni protestanti che sono fortemente colluse con la Massoneria come per esempio in America l’African Methodist Episcopal Church che fu fondata da un massone, la Presbyterian Church USA che ha al suo interno tanti massoni, e la United Methodist Church che ha un’alta percentuale di massoni. Tra le organizzazioni ‘cristiane’ a livello mondiale fortemente colluse con la Massoneria che sono pregne di questo vangelo sociale segnaliamo invece la YMCA e l’Esercito della Salvezza come anche il Consiglio Mondiale delle Chiese. La grande conferenza ecumenica tenutasi a Stoccolma nel 1925 fu molto influenzata dal vangelo sociale, sia per quanto riguarda la sua organizzazione che i suoi delegati americani. Da quell’incontro nacque il ‘Consiglio universale cristiano per la vita e il lavoro’, l’ente ecumenico permanente che rappresentava quelle posizioni e che venne poi assorbito dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (altro nome con cui è conosciuto il Consiglio mondiale delle Chiese).
D’altronde molti sostenitori del vangelo sociale furono influenzati dagli scritti del massone Giuseppe Mazzini (1805-1872), attraverso un’edizione inglese del 1870 (in 6 volumi) che presentava la traduzione dei principali testi mazziniani e diverse edizioni americane, che si susseguirono a partire dal 1890. Tra questi anche Walter Rauschenbusch, che era un grande estimatore e studioso di Giuseppe Mazzini, che nel 1889 definì Giuseppe Mazzini ‘un profeta a cui Dio ha dato un occhio per le lezioni del passato, e un orecchio che lui ha posto sul cuore palpitante della sua propria generazione, e che quindi è in grado di dire che cosa sarà’ (Robert T. Handy, The influence of Mazzini on the American social gospel, in The Journal of religion, Vol. 29, No. 2, Apr., 1949, pag. 118). Lo storico del cristianesimo Robert T. Handy ha affermato a proposito di questa influenza di Mazzini sui Social Gospelers: ‘In Mazzini essi scoprirono un pensatore sociale il cui pensiero era, alla base, profondamente religioso e congeniale ai loro punti di vista; in lui trovarono un profeta che proclamava la democrazia in un linguaggio religioso. […] C’era una somiglianza tra Mazzini e il vangelo sociale non solo nell’orientamento religioso, ma nell’intera struttura del pensiero. La soluzione di Mazzini ai problemi del suo tempo corrispondeva a quelle del liberalismo idealistico, intellettualistico ed utopico: aveva una fede profonda negli ideali liberali della libertà, dell’educazione, della democrazia e del progresso e si opponeva con vigore al socialismo marxista. [….] Gli esponenti del Social Gospel stavano nella stessa linea di pensiero liberale, ottimistico ed utopico’ (Ibid., pag. 120-121). I principi che accumunavano Mazzini e i teologi del vangelo sociale erano la paternità di Dio e la fratellanza universale degli uomini e il desiderio di associarsi per risolvere i mali del mondo, in quanto Mazzini ebbe a dire: ‘Il diritto d’Associazione è sacro come la Religione che è l’Associazione delle anime. Voi siete tutti figli di Dio: siete dunque fratelli; e chi può senza delitto limitare l’associazione, la comunione tra fratelli?’ (Giuseppe Mazzini, Doveri dell’uomo – http://cronologia.leonardo.it/storia/a1860ll.htm); essi avevano in comune anche l’idea dell’inevitabile progresso dell’umanità, in quanto Mazzini ebbe a dire: ‘Oggi sappiamo che la Legge della Vita é PROGRESSO : Progresso per l’individuo, Progresso per l’Umanità. L’ Umanità compie quella Legge sulla terra; l’Individuo sulla terra e altrove. Un solo Dio; una sola Legge. Quella Legge s’adempie lentamente, inevitabilmente, nell’Umanità fin dal primo suo nascere’ (http://cronologia.leonardo.it/storia/a1860gg.htm); e l’idea che il progresso avrebbe condotto all’instaurazione del Regno di Dio sulla terra, infatti sempre Mazzini ebbe a dire: ‘Viviamo in mezzo a una società incadaverita com’era quella dell’Impero Romano, col bisogno nell’animo di ravvivarla, di trasformarla, d’associarne tutti i membri e i lavori in una sola fede, sotto una sola legge, verso uno scopo solo, sviluppo libero progressivo di tutte le facoltà che Dio ha messo in germe nella sua creatura. Cerchiamo che Dio regni sulla terra come nel Cielo, o meglio che la terra sia una preparazione al Cielo, e la Società un tentativo di avvicinamento progressivo al pensiero Divino’ (http://cronologia.leonardo.it/storia/a1860aa.htm).
Uno dei ‘protestanti’ più noti a livello mondiale che fu molto influenzato dal vangelo sociale fu Martin Luther King (1929-1968), pastore protestante, politico e attivista che lottò contro la segregazione razziale. Disse infatti Martin Luther King: ‘Non iniziai una seria ricerca intellettuale di un metodo che eliminasse il male sociale finché non entrai nel seminario teologico. Fui immediatamente influenzato dal Vangelo sociale. Nel 1950, lessi Cristianesimo e Crisi sociale di Walter Rauschenbusch, un libro che lasciò un’impronta indelebile nel mio pensiero. [….] Rauschenbusch diede al protestantesimo americano un senso di responsabilità sociale che esso non dovrebbe mai perdere. Il Vangelo al suo meglio ha a che fare con l’uomo intero, non solo con la sua anima, ma anche col suo corpo, non solo col suo benessere spirituale, ma anche col suo benessere materiale. Una religione che professa interesse per l’anima dell’uomo e non si preoccupa ugualmente dei tuguri che lo fanno dannare, delle condizioni economiche che lo strangolano e delle condizioni sociali che lo paralizzano, è una religione spiritualmente moribonda’ (Martin Luther King, La forza di amare, Società Editrice Internazionale, Torino, Quinta Ristampa, pag. 267, 268). Martin Luther King abbracciò il vangelo sociale in quanto lottò per l’emancipazione dei neri americani di cui lui parlò molto nel suo libro La forza di amare, ed esortò la Chiesa a seguirlo in questa lotta, e questo ovviamente per migliorare il mondo. Il Cristianesimo era concepito quindi da Martin Luther King come emancipazione sociale. Ma attenzione perché il Cristianesimo di Martin Luther King era un falso Cristianesimo perché lui rigettava l’inerranza della Bibbia, il peccato originale, la nascita verginale di Gesù Cristo, la sua divinità, la sua capacità di compiere miracoli, la sua morte espiatoria quale offerta del prezzo di riscatto per tutti, e il suo ritorno fisico, come rigettava anche l’inferno e il paradiso!
In Italia il vangelo sociale è penetrato tra i Valdesi, i Metodisti, i Luterani, i Battisti, e tra i Pentecostali. Organizzazioni come la Federazione delle Chiese Evangeliche e l’Alleanza Evangelica Italiana, portano avanti i principi del vangelo sociale. D’altronde anche il Protestantesimo in Italia ha tanti suoi membri iscritti a logge massoniche – e sono quasi sempre persone influenti che stanno in alto o in posizioni chiave – per cui era inevitabile che esso abbracciasse il vangelo sociale.
Tra i Pentecostali anche le Assemblee di Dio in Italia (ADI) hanno aperto le loro porte al vangelo sociale, e difatti viene sostenuto da Alessandro Iovino – storico e saggista nonché segretario del senatore valdese Lucio Malan – che è vicino a Davide Di Iorio che è l’attuale segretario delle ADI e pastore della Chiesa di cui è membro lo stesso Iovino. Lo Iovino infatti ha detto che fede, politica e democrazia sono ‘valori che possiamo conciliare per meglio progredire, per meglio vivere, perchè ricordiamoci il Cristianesimo è anche emancipazione, non solo spirituale ma anche sociale’ (da A libro aperto – LA12-2011 – TeleOltre – L’arte del Governo e la Bibbia – http://youtu.be/oSnG3zLUIaI – min. 14:20-34). Dicendo quindi che il cristianesimo è anche emancipazione sociale, lo Iovino dimostra di avere abbracciato anche lui il vangelo sociale perché questa è la concezione del Cristianesimo che hanno tutti coloro che professano il vangelo sociale, come per esempio Martin Luther King di cui infatti lo Iovino è un grande estimatore.
Quali sono le nefaste conseguenze che ha portato il vangelo sociale nelle ADI? Queste.
1) Le ADI hanno rigettato la concezione assolutistica di Dio, nel senso che rifiutano di vederlo come un Re che esercita la sua sovranità nel mondo facendo tutto quello che gli piace. Loro hanno democratizzato la concezione di Dio!
Ecco perchè nelle ADI detestano parole come ‘sovrano’ e ‘sovranità’ in riferimento a Dio. Difatti le ADI nel manipolare il libro di Charles Spurgeon ‘Solo per grazia’ hanno fatto sparire queste due parole.
Spurgeon dice: ‘God, the infinitely just Sovereign, knows that there is not a just man upon earth that doeth good and sinneth not, and therefore, in the infinite sovereignty of His divine nature and in the splendor of His ineffable love, He undertakes the task, not so much of justifying the just as of justifying the ungodly’ (Charles Spurgeon, All of Grace, versione PDF presa da http://www.ccel.org/ccel/spurgeon/grace.html, pag. 5-6).
La traduzione è: ‘Dio, l’infinitamente giusto Sovrano, sa che non c’è un uomo giusto sulla terra che fa il bene e non pecca, e quindi, nella infinita sovranità della Sua divina natura e nello splendore del suo ineffabile amore, Egli intraprende il compito non tanto di giustificare il giusto quanto di giustificare l’empio’.
Le ADI hanno messo così: ‘Dall’alto della Sua giustizia perfetta, il Signore sa che non esiste alcun uomo che sia esente dal peccato, quindi, nello splendore del Suo amore ineffabile, Egli si assume non soltanto il compito di giustificare il giusto, ma, soprattutto, quello di difendere chi è trovato mancante’ (Charles Spurgeon, Solo per grazia, ADI-Media, seconda edizione 2002, pag. 13).
Come si può vedere, le ADI hanno sostituito ‘Dio l’infinitamente giusto Sovrano’ con ‘il Signore, dall’alto della sua giustizia perfetta’; poi hanno fatto sparire ‘la infinita sovranità della natura divina di Dio’, che li disturbava in quanto l’espressione ‘sovranità di Dio’ può far pensare ad un Dio che fa quello che vuole Lui, e quindi che fa misericordia a chi vuole Lui e indura chi vuole Lui, e quindi può indurre a pensare che la salvezza non dipende dalla volontà dell’uomo o dal suo ‘libero arbitrio’.
Anche nel manipolare il libro di Myer Pearlman ‘Le Dottrine della Bibbia’ hanno fatto la stessa cosa.
Nel parlare della preparazione umana alla rigenerazione, Pearlman afferma: ‘Strictly speaking, man cannot co-operate in the act of regeneration, which is the sovereign act of God; but he has part in the preparation for the new birth. What is that preparation? Repentance and faith’ (Myer Pearlman, Knowing the Doctrines of the Bible, Gospel Publishing House, Springfield, Missouri, 2007 [la 24esima stampa] pag. 247).
La traduzione è: ‘A rigor di termini, l’uomo non può cooperare nell’atto della rigenerazione, che è l’atto sovrano di Dio, ma egli ha una parte nella preparazione per la nuova nascita. In cosa consiste questa preparazione? Nel ravvedimento e nella fede’.
Le ADI hanno messo così: ‘A rigor di termini, l’uomo non può cooperare nell’atto della rigenerazione, il quale è esclusivo di Dio; ma egli ha una sua parte nella preparazione per la nuova nascita e questa sua parte è il ravvedimento e la fede’ (Myer Pearlman, Dottrine della Bibbia, ADI-Media, Quarta edizione, 1996, pag. 196).
L’atto sovrano di Dio dunque è stato reso ‘atto esclusivo di Dio’ perché le ADI detestano parole come ‘sovrano’, ‘sovranità’, ‘atto sovrano’, in relazione alla salvezza o alla rigenerazione o alla giustificazione. E questo perché per loro la salvezza dipende dall’uomo o meglio dalla sua volontà e non dalla volontà di Dio, e quindi non da un atto sovrano di Dio.
2) Il rigetto della sovranità di Dio, porta le ADI a rigettare gli atti sovrani di Dio, come per esempio quello di stabilire sopra una nazione un monarca assoluto.
Questa è la ragione per cui lo Iovino ritiene che la monarchia assoluta (La monarchia è una forma di governo in cui la carica di capo di stato è esercitata da una sola persona per tutta la durata della sua vita o fino alla sua rinunzia, e questa persona si chiama monarca e ha la caratteristica di essere considerato un membro a parte rispetto al resto delle persone dello Stato che sono suoi sudditi) va combattuta e abbattuta perchè lo Iovino non riconosce al monarca assoluto il diritto di governare, e difatti nel suo libro Il grido di un popolo e la nascita della terza Repubblica, egli fa dire al professore Cuini durante una lezione queste parole: ‘Inoltre consideriamo anche il valore di fondamentale importanza che ha il Popolo nell’esercizio della sovranità dello stato. Cari giovani, è proprio questo il punto che differenzia lo stato democratico dalla concezione di stato assoluto, proprio delle società fondate sull’ancien règime e anteriore alla rivoluzione francese, ma anche delle diverse forme di totalitarismo venutesi a creare nel XX secolo. Nello stato assoluto il Popolo è l’oggetto della sovranità. Secondo la concezione assolutistica, il potere è esercitato dal monarca in virtù di un diritto divino. La rivoluzione francese ha, invece, introdotto il concetto di sovranità popolare (il cui più acuto teorizzatore fu Jean-Jaques Rousseau); il Popolo è costituito dalla comunità statale, i cui membri hanno una parità giuridica. Il potere dunque viene dal Popolo, la legge è dettata dalla volontà generale e i governanti sono mandatari del Popolo. Queste sono state le grandi conquiste che hanno dato ai Popoli la giusta dignità e il ruolo di protagonista nella storia politica di una nazione. Concludiamo questa nostra riflessione su questo primo termine, ricordando che la costituzione della Repubblica Italiana proclama nel suo primo articolo che ‘l’Italia è una repubblica democratica’ e successivamente che la ‘sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione’. Deducete da soli, allora, che l’Italia è una repubblica democratica fondata sul rispetto della volontà dei cittadini»’ (Alessandro Iovino, Il grido di un popolo e la nascita della terza Repubblica, Il Filo, Roma, 2009, pag. 47-48).
Lo Iovino dunque rigetta la concezione assolutistica, in cui il potere è esercitato dal monarca in virtù di un diritto divino. Che cosa si intende per diritto divino? ‘Il diritto divino dei re è un principio che si riferisce alle dottrine politiche e religiose europee dell’assolutismo monarchico. Queste sono largamente, ma non esclusivamente, associate con l’epoca medioevale e basate sulla credenza di matrice cristiana dell’epoca, che un monarca dovesse il suo potere alla volontà di Dio, non a quella del popolo, del parlamento, dell’aristocrazia, o di ogni altra autorità, e che ogni tentativo di restringere i suoi poteri fosse un atto contrario alla volontà divina’ (https://it.wikipedia.org/wiki/Diritto_divino_dei_re). Da qui si spiega il fatto che lo Iovino esalta la Rivoluzione francese (che vi ricordo fu generata e diretta dalla Massoneria), perchè essa fu ispirata dal concetto di sovranità popolare e si oppose alla concezione assolutistica in cui il potere è esercitato dal monarca in virtù di un diritto divino, concezione che faceva parte del cosiddetto ancien regime. E di conseguenza lo Iovino benedice ogni lotta intrapresa dal popolo contro i monarchi assoluti. Ascoltate cosa dice: ‘Da un punto di vista storico siamo chiamati tutti, laici e non, e a prescindere dalla nostra appartenenza politica, a ritenere che i valori dell’Illuminismo e della rivoluzione francese abbiano contribuito a promuovere la formazione e la diffusione dei principi democratici all’interno dei sistemi politici di molti Paesi. [….] Durante gli anni della rivoluzione fu necessario l’attivismo del popolo per la conquista delle libertà politiche e sociali’ (Il grido di un popolo e la nascita della terza Repubblica, pag. 89). Ecco perchè lo Iovino sempre in questo suo libro approva i movimenti di resistenza al fascismo che lottarono contro Mussolini e il suo governo, per stabilire in Italia la democrazia (cfr. Il grido di un popolo e la nascita della terza Repubblica, pag. 112-113). Questo modo di parlare e ragionare è massonico, e difatti lo Iovino va a prendere come ‘il più acuto teorizzatore’ della sovranità popolare il letterato e filosofo svizzero Jean-Jaques Rousseau (1712-1778), che era un massone (http://www.esonet.it/http://www.histoiredumonde.net/Jean-Jacques-Rousseau.htmlhttp://loggiadedeo.altervista.org/joomla_dedeo/index.php/massoni-celebri) che influenzò l’identità stessa della Rivoluzione francese!
Ma cosa insegna la Sacra Scrittura? Che come Cristiani siamo chiamati a riconoscere OGNI autorità, come un’autorità stabilita da Dio e quindi a sottometterci ad essa, secondo che è scritto: “Ogni persona sia sottoposta alle autorità superiori; perché non v’è autorità se non da Dio; e le autorità che esistono, sono ordinate da Dio; talché chi resiste all’autorità, si oppone all’ordine di Dio; e quelli che vi si oppongono, si attireranno addosso una pena” (Romani 13:1-2). Quindi non importa assolutamente niente se in una nazione c’è una monarchia assoluta o una dittatura (per intenderci se c’è un Luigi XIV o un Benito Mussolini), noi siamo chiamati a sottometterci ad essa. Ovviamente, nel caso l’autorità ci ordina di disubbidire a Dio in qualche cosa, noi siamo chiamati a disubbidire all’autorità per piacere a Dio. Ma questo però non deve mai indurre noi figliuoli di Dio a intraprendere lotte sociali o politiche o armate contro l’autorità stabilita da Dio per instaurare una democrazia (termine che deriva dal greco démos ‘popolo’ e cràtos ‘potere’, che etimologicamente significa ‘governo del popolo’), perchè questo significa opporsi all’ordine di Dio. Se quindi parte della popolazione intraprende queste lotte sociali o politiche o armate per instaurare o restaurare la democrazia, i Cristiani non devono assolutamente partecipare ad esse, perchè queste lotte non fanno parte della volontà di Dio in Cristo verso di noi. Che fanno invece nelle ADI lo Iovino e tutti quelli che la pensano come lui? Che con i loro discorsi disprezzano e rigettano la sovranità di Dio perchè incitano a lottare contro l’ordine di Dio. Quindi mentre la Scrittura esalta la sovranità di Dio, le ADI la disprezzano, eccome se la disprezzano. E questo perchè hanno una concezione di Dio ‘democratica’.
3) Le ADI hanno rigettato la dottrina del peccato originale, infatti voglio farvi notare questa cosa, e cioè che le ADI quando hanno manipolato ‘Le Dottrine della Bibbia’ di Myer Pearlman, e vi ricordo che questo è avvenuto sotto la presidenza di Francesco Toppi e quindi per suo volere, hanno tolto l’unico riferimento al peccato originale presente nel libro.
Pearlman, nella sezione ‘Debolezza spirituale’ parla del peccato originale dicendo: ‘(b) Inborn sin, or “original sin.” The effect of the Fall was so deep-seated in human nature that Adam, as the father of the race, passed on to his descendants a tendency or bias to sin. Psalm 51:5. This spiritual and moral handicap under which all men are born is known as original sin. The acts of sin that follow during the age of accountability are known as “actual sin.”’ (Myer Pearlman, Knowing the Doctrines of the Bible, 24esima stampa 2007, Gospel Publishing House, Springfield, Missouri USA, pag. 135).
La traduzione è: ‘(b). Il peccato innato, o ‘peccato originale’. L’effetto della Caduta fu così radicato nella natura umana che Adamo, in quanto il padre della razza, trasmise ai suoi discendenti una tendenza o una predisposizione a peccare. Salmo 51:5. Questo handicap spirituale e morale sotto cui tutti gli uomini nascono è conosciuto come peccato originale. Gli atti di peccato che seguono durante l’età della responsabilità sono conosciuti come ‘peccato effettivo’.
Le ADI hanno invece messo così: ‘b. Il peccato naturale. L’effetto della caduta fu così profonda nella natura umana, che da Adamo tutti gli uomini nascono con la tendenza al peccato (Salmo 51:5); gli atti di peccato che vengono commessi durante l’età della responsabilità sono conosciuti come «peccati propri» (Myer Pearlman, Le Dottrine della Bibbia, Quarta edizione (emendata), ADI-Media, 1996, pag. 110).
Come si può vedere, le ADI hanno sfacciatamente fatto sparire delle parole sul peccato originale dal discorso di Pearlman: peraltro in tutto il libro questa è l’unica volta dove Pearlman parla esplicitamente di peccato originale. La ragione è perchè le ADI detestano sentir parlare dell’uomo come un essere totalmente depravato e corrotto, e il peccato originale rimanda appunto alla completa depravazione dell’uomo, cosa che loro non sopportano. E quindi hanno tolto questo riferimento da questo loro importante libro di dottrina. Sulla natura dell’uomo quindi le ADI hanno assunto una posizione che sostanzialmente è la posizione Pelagiana che sostiene tra le altre cose che ogni essere umano nasce senza peccato e diventa peccatore nel commettere un atto peccaminoso (per le ADI pare che diventi peccatore quando è consapevole di trasgredire i comandamenti di Dio)! Un noto pastore ADI alla domanda di una credente – che gli fu fatta nel contesto di uno studio biblico sul come rispondere ai Cattolici Romani – sulle parole di Davide “Io sono stato formato nella iniquità, e la madre mia mi ha concepito nel peccato” (Salmo 51:5), ha risposto semplicemente dicendo ‘Noi non crediamo nel peccato originale’! Per le ADI dunque ‘Il peccato originale non esiste’. Come non esisteva per i Pelagiani (e come non esiste per i Massoni), così non esiste per le ADI!
4) Ma c’è dell’altro, le ADI si sono spinte ad affermare che Dio non imputa la colpa all’uomo che è schiavo del peccato. Raffaele Lucano, che è pastore della Chiesa ADI di Cornaredo (Milano), ha infatti affermato: ‘Quindi, se come uomo razionale, desidero fare il bene ma non ci riesco a motivo della schiavitù alla quale sono sottoposto, io non ho alcuna colpa. Effettivamente, Dio non imputa la colpa a chi si trova in tale condizione, ma condanna l’artefice di tale condizione: il diavolo, Satana. Dio ama il peccatore e odia il peccato’ (http://www.lanuovavia.org/confutazioni-adi-raffaele-lucano.html). In altre parole, dato che l’omosessuale non riesce a fare il bene perchè è schiavo del peccato, lui non ha alcuna colpa. E difatti il Lucano dice che ‘Dio non imputa la colpa a chi si trova in tale condizione’! Tutto questo naturalmente per non urtare la sensibilità dei peccatori, per non urtarli, turbarli e spaventarli. Devono dare loro infatti l’immagine di un Dio così buono che anche se vivono sotto la schiavitù del peccato li ama e li coccola. Questo perchè nelle ADI viene rigettata l’idea di un Dio sovrano e vendicatore, e accolta quella di un Dio democratico! E quindi il peccatore non può essere presentato come uno che si ribella volontariamente a Dio trasgredendo i suoi comandamenti, e quindi è sotto la sua condanna. Da qui si spiegano le predicazioni rivolte ai peccatori che non contengono quelle affermazioni bibliche che possono dare l’idea di un Dio sovrano la cui ira è sopra i peccatori, che odia gli operatori di iniquità. Quindi la colpa non è dei peccatori che violano i comandamenti di Dio, ma del diavolo!
5) Le ADI rigettano le predicazioni rivolte ai peccatori che esortano quest’ultimi a ravvedersi e convertirsi dai loro peccati, pena le fiamme dell’inferno. Queste predicazioni sono definite impertinenti e frutto della maleducazione. E poi, queste predicazioni spaventano le persone che sono già abbastanza spaventate, quindi non sono per niente necessarie. Ecco perchè le ADI hanno rigettato il fuoco dell’Ades e quello dello stagno ardente di fuoco e di zolfo, mettendosi a dire che si tratta di un fuoco allegorico o spirituale!!
6) Le ADI si sono messe a fare ecumenismo con la Chiesa cattolica romana che ha adottato anche lei sostanzialmente il vangelo sociale, e così assieme possono migliorare il mondo! Salvatore Loria, per esempio, che è fratello del presidente delle ADI Felice Antonio Loria e membro della Chiesa ADI di Catania, ha organizzato alla fine di giugno 2013 con i Cattolici romani presso la Basilica Cattedrale di Acireale il Festival della vita che è una campagna prevenzione del suicidio e delle stragi del sabato sera.
7) Le ADI si sono date ad un attivismo politico e sociale, sempre con l’obbiettivo di migliorare il mondo.
Alessandro Iovino, per esempio, il 22 aprile 2013 ha organizzato presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli il convegno ”RivoluzioniAmo Napoli: giovani idee per la rinascita di Napoli”, in occasione del quale ha dichiarato: ”E’ stato un momento di confronto prezioso tra giovani protagonisti ed intellettuali della città di Napoli. Limitarsi alla protesta non ha senso, ora Napoli ha bisogno di proposte per un rilancio economico e culturale. Le nostre proposte saranno poi consegnate al Sindaco di Napoli. Ora c’è bisogno di risposte concrete, e non saremo spettatori del declino, ma protagonisti della rinascita di Napoli”. Sono intervenuti diversi presidenti di associazioni napoletane e giovani intellettuali.
Alessandra Lombardo, figlia del pastore ADI di Catania Paolo Lombardo, si è candidata a Catania per le elezioni comunali del giugno 2013 nelle liste di Enzo Bianco (Partito Democratico) che poi è stato eletto sindaco di Catania. Le ADI di Catania infatti si sono apertamente schierate a fianco di questo politico.
Concludo quindi, fratelli, rinnovandovi l’esortazione a guardarvi e ritirarvi da coloro che sostengono e promuovono il «vangelo sociale», perchè come avete potuto vedere da voi stessi è lievito malvagio che porta i Cristiani a corrompersi e a disubbidire a Dio.Chi ha orecchi da udire, oda.

Giacinto Butindaro

Tratto da : http://giacintobutindaro.org/2013/10/10/contro-il-vangelo-sociale/

Senza alcun discernimento spirituale…

Ciò che segue è la raccolta di alcuni commenti fatti da cosiddetti ‘pastori’, ‘teologi’, ‘direttori’ o ‘vescovi’;  tutti testimoni oculari della visita effettuata il 22 Giugno dal cosiddetto ‘Papa’ della chiesa cattolica romana presso il tempio valdese di Torino. Noterete come, dai commenti di costoro, si evince la loro completa mancanza di discernimento spirituale.

Salvatore Larizza

 

 

Commenti di alcuni testimoni oculari della visita di papa Francesco ai valdesi

 


L’agenzia stampa NEV ha raccolto i commenti di alcuni testimoni oculari della visita di papa Francesco ai valdesi, avvenuta il 22 giugno nel tempio valdese di Torino.

Paolo Ribet
(pastore della chiesa valdese di Torino)

L’incontro nel tempio valdese di Torino tra i rappresentanti della Chiesa valdese e papa Francesco è stato, come tutti noi speravamo, gioioso, sobrio e profondo – non solo i presenti hanno partecipato con intensità e commozione, ma anche i molti che hanno seguito l’evento in televisione, come testimoniano le tante email e sms che mi stanno arrivando in questi due giorni. I messaggi che abbiamo ascoltato, quello del moderatore Bernardini e quello di papa Francesco, hanno mostrato come ci si possa sentire fratelli e sorelle, pur partendo da storie e spiritualità diverse, e come si possa collaborare nella testimonianza, soprattutto in quella diretta verso i più deboli. Nel suo discorso, il pastore Bernardini ha posto con schiettezza sul tappeto alcuni dei problemi aperti nel dialogo fra le due Chiese – e con altrettanta franchezza il Papa ha risposto non nascondendo le difficoltà, ma formulando l’auspicio di un loro superamento. Questo è, a mio parere, il modo corretto di interpretare l’ecumenismo, come sinfonia di voci diverse. Certamente, molto forte è stato il passaggio del discorso in cui papa Francesco ha chiesto perdono per gli atteggiamenti “addirittura non umani” del passato. Si tratta di espressioni che fanno ben sperare anche per il dialogo nel tempo futuro. Come pastore di Torino, sono lieto che questo evento, bello e importante, si sia svolto nella mia città e che la comunità valdese torinese abbia risposto con entusiasmo.

Alessandra Trotta (presidente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia – OPCEMI)

Mi hanno particolarmente colpita la profonda commozione, in prima fila, di alcuni anziani esponenti del mondo cattolico ed evangelico che più si sono spesi nella loro vita in un cammino ecumenico che ha vissuto stagioni di grandi sogni e larghe visioni, ma anche di tiepida “ordinaria amministrazione” e di vere e proprie gelate; ed il valore di alcuni gesti, nuovi e significativi, compiuti in una naturale semplicità che ha talvolta un potere trasformativo che va al di là dei contenuti (più o meno innovativi) delle dichiarazioni ufficiali.

Massimo Aquilante (presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia – FCEI)

Non esito definire il 22 giugno una giornata dal valore storico, non soltanto per il fatto che dopo secoli un papa della chiesa di Roma ha varcato la soglia di un tempio valdese – evento di grandissimo rilievo -, ma per l’intensità, la spiritualità di quell’ora trascorsa insieme che va ben al di là di qualsiasi evento di natura diplomatica o di scambi di conoscenza. E’ stato veramente un evento vissuto nella luce di Cristo, alla luce della parola di Dio, nella consolazione e nella benedizione dello spirito di Dio. Questo è il punto essenziale. Vorrei poi sottolineare con forza che il Papa per due volte ha chiesto perdono a nome della chiesa di Roma, certamente al popolo e alla chiesa valdese, però di fatto a tutto il protestantesimo italiano.

Paolo Ricca (teologo valdese)

L’impressione è certamente molto positiva. Si è trattato di un fatto storico in senso assoluto, direi un preludio a una storia che deve cominciare. Una storia diversa da quella passata e le premesse mi sembrano buone, anzi eccellenti. L’atmosfera era molto bella, fraterna, amichevole, non diplomatica, con dei sentimenti di fraternità cristiana molto marcati, molto evidenti, e certamente molto sinceri. E’ stata una bella pagina, ripeto. Un preludio promettente che ovviamente si tratta ora di costruire. La richiesta del perdono significa che si vuol cominciare una storia diversa con voi e quindi ora si tratta di scriverla questa storia! Ma appunto l’incontro di ieri è stato sicuramente positivo, costruttivo: può autorizzare delle belle speranze.

Heiner Bludau (decano della Chiesa evangelica luterana in Italia-CELI)

Con grande gioia ho partecipato alla visita di Papa Francesco presso il tempio valdese di Torino. Siamo legati ai valdesi per mezzo della concordia di Leuenberg, il che significa che viviamo con loro la comunione ecclesiale come “diversità riconciliata” – un concetto che il Papa ha menzionato già alcune volte e che il moderatore Bernardini ha ricordato durante l’incontro. Spero che al momento davvero storico di lunedì scorso seguano ulteriori passi verso l’unità di tutti i cristiani.

Emanuele Paschetto (pastore dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia – UCEBI)

Un incontro bello ed emozionante. Bello per semplicità e genuinità, senza ossequi formali, né parole superflue. Come richiede il momento storico che viviamo: le urgenze dell’umanità spingono i cristiani alla concretezza e all’essenzialità. Emozionante per la simpatia di papa Francesco, le sue parole senza retorica, i suoi gesti umili e profondi, come la richiesta di perdono per le violenze del passato. Le questioni poste dal moderatore Bernardini circa il riconoscimento dei protestanti come Chiese e l’ospitalità eucaristica troveranno di certo risposta.

Don Cristiano Bettega (direttore dell’Ufficio nazionale per l’Ecumenismo della CEI)

Molte voci si sono trovate d’accordo nel definire la visita di papa Francesco al tempio valdese di Torino un evento di portata storica. Ed è senz’altro così: era nell’aria già da tempo che non si sarebbe trattato di una visita di cortesia, come quelle che diventano occasione (sempre una bella occasione, per altro) per far due chiacchiere. No, qui c’è stato molto di più: la schiettezza dei discorsi e delle indicazioni per un cammino propositivo e da fare insieme, la spontaneità e il calore dei gesti, la solenne semplicità della preghiera comune, il sorriso della festa e la volontà di una reciproca accoglienza riconciliata, tutto mi sembra possa e debba essere riassunto in un appellativo che non può mai essere dato per scontato: fratelli. Espressamente pronunciata nei saluti e discorsi ufficiali, profondamente respirata sotto le volte del tempio ottocentesco, chiaramente riconosciuta tra gli sguardi dei presenti, mi pare che proprio questa parola sia stata la “padrona di casa”: fratelli. Tali ci siamo sentiti, e come tali ci siamo incontrati, a testimonianza del fatto che è possibile vivere da fratelli, nel rispetto, o meglio: nell’accoglienza delle rispettive diversità. Quel monito del Cristo, “siano uno perché il mondo creda”, lunedì mattina è divenuto realtà; ora l’impegno di tutti i discepoli del Signore Gesù – non solo quindi delle Chiese che si sono incontrate a Torino – è quello di non archiviare come fosse una foto ricordo quella che invece è stata una reale esperienza di fede: esperienza di Dio Trinità, di quel Dio che unisce in sé il singolare e il plurale.

Davide Romano (direttore Dip. Affari pubblici e libertà religiosa dell’Unione avventista-UICCA)

In eventi come questo si teme sempre che il risalto mediatico dell’iniziativa e l’ovvio paludamento liturgico, non lascino spazio ad un autentico incontro tra fedi cristiane. A dispetto di questo pregiudizio, l’occasione si è rivelata invece propizia anche ai fini di un discorso sincero sullo stato dei rapporti ecumenici tra i valdesi, ma si potrebbe dire tra gli evangelici, e il cattolicesimo romano. Il papa ha compiuto un gesto di grande sensibilità sul piano storico ed etico, chiedendo perdono per il modo “non cristiano e sovente disumano” in cui la chiesa di Roma ha trattato i valdesi in otto secoli di storia. Rimangono tuttavia una serie di interrogativi che probabilmente molti evangelici, e anche noi avventisti, ci portiamo a casa. Ne indico due: la definizione da parte cattolica delle chiese evangeliche come mere “comunità ecclesiali” e la questione della laicità e della libertà religiosa in Italia. Su queste questioni, a noi evangelici, e per quanto ci riguarda a noi avventisti, spetta l’onere della prova di voler essere interlocutori fraterni e operosi di questo grande mondo cattolico e delle tante anime che lo abitano e lo interpretano, compresa quella di papa Francesco.

Piergiorgio Debernardi (vescovo di Pinerolo)

E’ stato un evento ricco di emozioni, carico di sorpresa e meraviglia che ci ha riempito di gioia. Non esito a parlare di uno spartiacque della storia che segna un modo diverso di vivere l’ecumenismo: un evento preparato da decenni dalle nostre due chiese, attraverso un lento e faticoso cammino. Per me è un sogno che si avvera. Un sogno che però ha radici profonde nel terreno della nostra storia comune. Mi sono davvero commosso quando c’è stato l’abbraccio fra il moderatore Bernardini e papa Francesco, dopo quella storica richiesta di perdono, ripetuta due volte. L’abbraccio: questo gesto che ci fa chiudere definitamente pagine oscure. Certo, non si può dimenticare la storia. Ma quell’abbraccio ci aiuta a riprendere un cammino come chiese riconciliate nella diversità. E sono rimasto sinceramente sorpreso quando papa Francesco ha citato lo scambio del pane e del vino avvenuto in occasione della scorsa Pasqua tra le nostre due chiese di Pinerolo. Uno scambio di doni che rafforza la fraternità e che ci aiuta ad essere più credibili nell’annuncio del Vangelo. Su suggerimento di Sergio Rostagno (ndr: professore emerito di teologia sistematica alla Facoltà valdese di teologia), avevamo cominciato a lavorarci insieme più di due anni fa. L’ecumenismo si può definire in tanti modi. Dallo scorso 22 giugno lo definisco come abbraccio nel tempo che prelude l’unita perfetta e indistruttibile che ci sarà nei cieli nuovi.

Tratto da : http://www.nev.it/archivio/NEV_7770001898.html

Fuggite l’idolatria! (1 Corinzi 10:14)

thomas watsonSi tratta di idolatria, non solo adorare un falso dio, ma anche adorare il vero Dio in modo falso. Vediamo la bontà di Dio nella nostra nazione, liberandoci dal papismo che è idolatria romana. Egli ci ha portato fuori dall’Egitto mistico, irrompendo gloriosamente la luce della Sua verità in mezzo a noi.
Nel passato l’Inghilterra era invasa dall’idolatria, ascoltavamo le Scritture in lingua sconosciuta, abbiamo udito del purgatorio, le indulgenze, le messe idolatre, le preghiere rivolte ai santi e agli angeli, e adorato le immagini di culto. Questa è la religione papista, un’insieme di cerimonie ridicole. Le loro candele, fiori, rosari di perline, olio, crocifissi… sono la politica di Satana, per vestire un culto carnale, montato da menti carnali. Oh! ringraziato e benedetto il nostro Dio per averci liberato dal papismo! E’ stata per me una grazia scampare dall’invasione spagnola, ma maggiore grazia e misericordia mi è stata concessa da Dio per avermi liberato dalla menzogna papista.
“Efraim potrà dire: ‘Che cosa io ho più da fare con gl’idoli?’…” (Osea 14:8)

messa cattolica romana

Tratto da: “The Ten Commandments”, Thomas Watson (1620-1686)

Contro il culto a Maria

francesco-culto-a-mariaI Cattolici Romani, che si definiscono Cristiani, hanno trasformato Maria, la madre di Gesù – una nostra sorella che dopo avere finito la corsa fu salvata dal Signore nel Suo regno celeste dove si sta riposando dalle sue fatiche – in «Corredentrice», «Mediatrice», «Rifugio dei peccatori», «Regina del cielo», «Nostra Signora», per citare solo una parte dei numerosi titoli attribuitigli, e le rendono il culto offrendole preghiere e canti e raccomandando la loro anima ad essa, e prostrandosi davanti a statue e immagini che la rappresentano che hanno messo un pò dappertutto.

E’ scritto però: “Non avere altri dii nel mio cospetto” (Esodo 20:3), ed anche: “Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù ne’ cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servir loro, perché io, l’Eterno, l’Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l’iniquità dei padri sui figliuoli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso benignità, fino alla millesima generazione, verso quelli che m’amano e osservano i miei comandamenti” (Esodo 20:4-6).

I Cattolici Romani sono quindi degli idolatri sulla via che mena in perdizione e con essi non c’è alcuna comunione e nessun accordo perché noi siamo luce nel Signore mentre essi sono tenebre (2 Corinzi 6:14-18), e bisogna quindi predicargli di ravvedersi e credere nel Vangelo (Marco 1:15), dicendo loro di convertirsi dai loro idoli muti a Dio (Atti 14:15), altrimenti quando moriranno scenderanno nelle fiamme dell’inferno perché là vanno gli idolatri (1 Corinzi 6:9-10). E poi esortarli ad uscire dalla Chiesa Cattolica Romana (2 Corinzi 6:17-18).

Nessuno si illuda, il culto a Maria e ai santi che sono in cielo è un culto condannato da Dio, e coloro che vi partecipano muovono a gelosia Dio e lo provocano ad ira (Deuteronomio 32:16). Essi infatti adorano e servono la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno (Romani 1:25).

«ADORA IL SIGNORE IDDIO TUO, E A LUI SOLO RENDI IL TUO CULTO» (Luca 4:8).

Chi ha orecchi da udire, oda

Giacinto Butindaro

Per una confutazione dettagliata delle eresie della Chiesa Cattolica Romana leggi il mio libro ‘La Chiesa Cattolica Romana’

Tratto da : http://giacintobutindaro.org/2014/08/19/contro-il-culto-a-maria/