Devo riprenderli prima in privato?

Taluni mi accusano di non procedere biblicamente nei confronti di quei pastori e credenti che insegnano false dottrine od operano degli scandali pubblicamente. E per avvalorare biblicamente questa accusa, si appoggiano su alcuni passi della Bibbia, che sono questi: “Se poi il tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e riprendilo fra te e lui solo. Se t’ascolta, avrai guadagnato il tuo fratello; ma, se non t’ascolta, prendi teco ancora una o due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. E se rifiuta d’ascoltarli, dillo alla chiesa; e se rifiuta di ascoltare anche la chiesa, siati come il pagano e il pubblicano” (Matteo 18:15-17).

Ora, fermo restando la veracità delle parole dette da Gesù, io vorrei domandare a costoro che mi accusano: ‘Ma che c’entrano queste parole con quello che sto facendo io?’ Infatti queste parole non si riferiscono al mio caso perché i fratelli le cui false dottrine confuto pubblicamente o i cui comportamenti sconvenienti pubblici io riprovo e confuto, NON HANNO PECCATO CONTRO DI ME. In altre parole, non mi hanno fatto un torto o del male a livello personale, non mi hanno rubato del denaro, non mi hanno mentito, non mi hanno dato un pugno in faccia, non mi hanno dato un calcio, non mi hanno sputato in faccia, e così via, e quindi io non ho nulla contro di loro da doverli andare a riprendere tra me e loro solamente. Se invece un fratello pecca contro di me, allora lo riprendo fra me e lui solo, come ho già fatto, e nel caso non mi ascolta procedo con i passi successivi ordinati da Cristo.

Ma qui le cose sono totalmente diverse, perché siamo di fronte a credenti che diffondono false dottrine o mettono in mostra pubblicamente dei comportamenti che sono d’intoppo al Vangelo e agli increduli, come anche ad altri credenti, e quindi sono obbligato a riprenderli pubblicamente (ossia davanti a tutti o comunque in maniera che più persone possibili ascoltino la riprensione). Ora, affinché comprendiate che la maniera in cui mi comporto non è assolutamente antibiblica, ma perfettamente in armonia con la Bibbia, prenderò l’esempio di Paolo, e voglio che teniate ben presente questo sin dall’inizio, che quando Paolo in una sua lettera ad una Chiesa riprovava uno scandalo o un falso insegnamento e riprendeva chi faceva lo scandalo o insegnava il falso insegnamento, quella riprovazione e riprensione erano PUBBLICHE, perché ogni lettera di Paolo ad una Chiesa DOVEVA ESSERE LETTA A TUTTA LA CHIESA A CUI ERA INDIRIZZATA, secondo che egli disse ai Tessalonicesi: “Io vi scongiuro per il Signore a far sì che questa epistola sia letta a tutti i fratelli” (1 Tessalonicesi 5:27).

Ora, Paolo mentre si trovava lontano da Corinto venne a sapere che nella Chiesa di Corinto c’era uno che si teneva la moglie di suo padre, secondo che è scritto: “Si ode addirittura affermare che v’è tra voi fornicazione; e tale fornicazione, che non si trova neppure fra i Gentili; al punto che uno di voi si tiene la moglie di suo padre” (1 Corinzi 5:1). Ora, che fece Paolo dinnanzi a questo comportamento scandaloso di quel membro della Chiesa di Corinto di cui tutti erano a conoscenza? Andò prima a trovarlo privatamente per riprenderlo, o gli scrisse prima una lettera privata di riprensione? Non mi risulta, perché Paolo riprese subito la Chiesa per non avere tolto di mezzo quel tale, dicendogli: “E siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio perché colui che ha commesso quell’azione fosse tolto di mezzo a voi! …. Il vostro vantarvi non è buono. Non sapete voi che un po’ di lievito fa lievitare tutta la pasta? Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate una nuova pasta, come già siete senza lievito.” (1 Corinzi 5:2,6-7), e giudicò subito quel tale dandolo in mano di Satana, secondo che è scritto: “Quanto a me, assente di persona ma presente in ispirito, ho già giudicato, come se fossi presente, colui che ha perpetrato un tale atto. Nel nome del Signor Gesù, essendo insieme adunati voi e lo spirito mio, con la potestà del Signor nostro Gesù, ho deciso che quel tale sia dato in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo spirito sia salvo nel giorno del Signor Gesù” (1 Corinzi 5:3-5). Ci fu qualcosa di privato con qualcuno? No, fu tutto pubblico e subito.

Paolo venne a sapere anche che c’erano credenti di quella Chiesa che portavano altri credenti dinnanzi ai tribunali degli infedeli per esservi giudicati. Il loro dunque era un comportamento pubblico scandaloso che era di cattiva testimonianza al Vangelo, come quello di quel credente che si teneva la moglie di suo padre. Anche in questo caso che fece Paolo? Scrisse prima loro privatamente per ammonirli? Non mi risulta, ma li riprese subito pubblicamente, secondo che è scritto: “Ardisce alcun di voi, quando ha una lite con un altro, chiamarlo in giudizio dinanzi agli ingiusti anziché dinanzi ai santi? Non sapete voi che i santi giudicheranno il mondo? E se il mondo è giudicato da voi, siete voi indegni di giudicar delle cose minime? Non sapete voi che giudicheremo gli angeli? Quanto più possiamo giudicare delle cose di questa vita! Quando dunque avete da giudicar di cose di questa vita, costituitene giudici quelli che sono i meno stimati nella chiesa. Io dico questo per farvi vergogna. Così non v’è egli tra voi neppure un savio che sia capace di pronunziare un giudizio fra un fratello e l’altro? Ma il fratello processa il fratello, e lo fa dinanzi agl’infedeli. Certo è già in ogni modo un vostro difetto l’aver fra voi dei processi. Perché non patite piuttosto qualche torto? Perché non patite piuttosto qualche danno? Invece, siete voi che fate torto e danno; e ciò a dei fratelli. Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio?” (1 Corinzi 6:1-9).

Sempre Paolo un giorno venne a sapere che nella Chiesa di Tessalonica c’erano alcuni che non volevano lavorare e si affaticavano in cose vane, e quindi erano di cattiva testimonianza. Che fece Paolo? Li andò prima a trovare privatamente o li riprese prima privatamente? Non mi risulta, perché anche qui li ammonì subito pubblicamente, secondo che disse: “Perché sentiamo che alcuni si conducono fra voi disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose vane. A quei tali noi ordiniamo e li esortiamo nel Signor Gesù Cristo che mangino il loro proprio pane, quietamente lavorando” (2 Tessalonicesi 3:11-12). Dico pubblicamente perché come abbiamo visto prima, quella lettera fu letta a tutti i fratelli, secondo che disse Paolo: “Io vi scongiuro per il Signore a far sì che questa epistola sia letta a tutti i fratelli” (1 Tessalonicesi 5:27).

Ma proseguiamo, e vediamo cosa scrisse Paolo ai Galati quando seppe che nel loro mezzo c’erano alcuni che li turbavano e volevano sovvertire l’Evangelo di Cristo, imponendo loro l’osservanza di giorni, mesi, e stagioni ed anni, e la circoncisione nella carne. Egli disse: “Tutti coloro che vogliono far bella figura nella carne, vi costringono a farvi circoncidere, e ciò al solo fine di non esser perseguitati per la croce di Cristo. Poiché neppur quelli stessi che son circoncisi, osservano la legge; ma vogliono che siate circoncisi per potersi gloriare della vostra carne” (Galati 6:12-13), ed ancora: “Si facessero pur anche evirare quelli che vi mettono sottosopra!” (Galati 5:12). Ora, domando anche qui: ‘Paolo forse andò prima a trovare quelle persone per riprenderle prima privatamente tra lui e esse solamente? Scrisse loro prima una lettera di riprensione privata?’ Non mi risulta, perché anche qui la riprovazione e la riprensione furono subito pubbliche.

E terminiamo con la riprensione che Paolo fece a Pietro ad Antiochia, secondo che è scritto: “Ma quando Cefa fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perch’egli era da condannare. Difatti, prima che fossero venuti certuni provenienti da Giacomo, egli mangiava coi Gentili; ma quando costoro furono arrivati, egli prese a ritrarsi e a separarsi per timor di quelli della circoncisione. E gli altri Giudei si misero a simulare anch’essi con lui; talché perfino Barnaba fu trascinato dalla loro simulazione. Ma quando vidi che non procedevano con dirittura rispetto alla verità del Vangelo, io dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a giudaizzare? Noi che siam Giudei di nascita e non peccatori di fra i Gentili,
avendo pur nondimeno riconosciuto che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù, abbiamo anche noi creduto in Cristo Gesù affin d’esser giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della legge; poiché per le opere della legge nessuna carne sarà giustificata. Ma se nel cercare d’esser giustificati in Cristo, siamo anche noi trovati peccatori, Cristo è egli un ministro di peccato? Così non sia. Perché se io riedifico le cose che ho distrutte, mi dimostro trasgressore. Poiché per mezzo della legge io son morto alla legge per vivere a Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, e non son più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e la vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figliuol di Dio il quale m’ha amato, e ha dato se stesso per me. Io non annullo la grazia di Dio; perché se la giustizia si ottiene per mezzo della legge, Cristo è dunque morto inutilmente” (Galati 2:11-21).

Ecco dunque l’apostolo Pietro, che ad un certo punto si mette a costringere i Gentili a giudaizzare, e quindi ad insegnare che si viene giustificati per le opere della legge, e riesce a trascinare dietro a sé diversi credenti. Paolo lo vede, che fa? Lo prende prima in privato e lo riprende? Va da lui e gli dice: ‘Senti Pietro, tu sei fuori dottrina, te lo dico in privato prima perché così ha insegnato Gesù, ma se persisti mi prenderò dei testimoni, e poi se non mi ascolterai neppure allora, ti ammonirò davanti a tutti pubblicamente’? No, affatto, perché Paolo lo riprese subito davanti a tutti. La Bibbia dice infatti: io dissi a Cefa IN PRESENZA DI TUTTI.

Credo che un esempio più chiaro di questo non ci sia, che mostri come i miei accusatori dicono delle menzogne. Ma credo che costoro avrebbero pure accusato Paolo come accusano me, se fossero stati presenti ad Antiochia a quello che avvenne. Gli avrebbero detto infatti: ‘Come ti sei permesso di riprendere il caro fratello Pietro davanti a tutti, senza ammonirlo prima privatamente?’

E’ evidente dunque che alla luce della Scrittura, del modo di agire dell’apostolo Paolo, io non sto andando contro quello che è scritto, perchè anche l’apostolo Paolo riprese subito dei fratelli pubblicamente per dei loro peccati (senza passare dunque prima per via di una riprensione fraterna privata), e questo perchè quei peccati non erano dei peccati che quei credenti avevano commesso contro di lui.

Semmai sono ancora una volta i miei accusatori ad andare contro quello che è scritto, e perché questo? Perché la mia riprovazione e riprensione pubblica sta dando loro molto fastidio, perché mette in evidenza dei loro palesi errori dottrinali e dei loro comportamenti carnali, da cui non vogliono ravvedersi a motivo del loro orgoglio. Già, da cui non vogliono ravvedersi, perché costoro in fin dei conti sono dei beffardi che la riprensione se la gettano alle spalle. Gliela puoi fare privatamente su una montagna, gliela puoi fare davanti a milioni di persone, la loro reazione è sempre la stessa, perché sono dei beffardi, degli insensati. Ma siccome sono furbi come le volpi, allora che hanno tirato fuori? La riprensione fraterna privata anche nel caso di insegnamenti e scandali pubblici, perché così possono gettare del fumo negli occhi dei semplici, e apparire come una sorta di vittime. E quindi questo è un abile sofisma escogitato per mettere in cattiva luce coloro che con la grazia di Dio smascherano le loro menzogne e i loro scandali.

Peraltro questa regola della riprensione fatta prima privatamente e poi pubblicamente, pare che per loro non valga infatti proprio loro scrivono riprendendo e confutando pubblicamente dei predicatori, senza averli minimamente ammoniti in privato. A proposito, non lo fanno neppure con me, perché loro scrivono contro di me, senza avermi ripreso prima privatamente tra loro e me. Sono i soliti ipocriti, che accusano gli altri di non fare qualcosa che poi se vai a vedere da vicino non fanno neppure loro. E poi la caratteristica di questi ipocriti è che con molta disinvoltura ti attaccano a livello personale, facendo insinuazioni di ogni genere, e non solo insinuazioni, perché spesso si tratta di offese personali. Ah, come vorrei tanto che coloro che leggono gli scritti di costoro conoscessero PERSONALMENTE questi individui, e allora potrebbero scoprire chi sono veramente. Ma Dio è giusto, e dice la Sua Parola che fa giustizia ad ognuno; quindi chi fa torto riceverà la retribuzione del torto che ha fatto.

Poi voglio ribadire anche in questa occasione un concetto molto semplice: la falsa dottrina o lo scandalo diffuso tramite Internet o la radio o la televisione o a mezzo stampa sono come dei virus che si diffondono molto velocemente, e che fanno delle vittime poche o tante che siano. Quello che voglio dire è che fanno comunque un danno al Vangelo e alla Chiesa. E’ quindi doveroso che la riprovazione e la riprensione siano subito pubbliche, affinché tutti coloro che hanno ascoltato, visto, guardato, letto la cosa storta, possano avere subito la possibilità di sapere che quella cosa è sbagliata e non si deve fare o insegnare. In altre parole, il veleno diffuso pubblicamente, deve avere subito un antidoto pubblico. E poi, la immediata riprensione pubblica serve a suscitare timore in coloro che sono tentati a dire o fare le stesse cose, secondo che è scritto: “Quelli che peccano, riprendili in presenza di tutti, onde anche gli altri abbian timore” (1 Timoteo 5:20).

E poi se quello che i miei accusatori dicono fosse vero, io che dovrei fare prima di confutare pubblicamente una falsa dottrina insegnata da un predicatore? Dovrei prima rintracciarlo e parlargli privatamente? E se non potessi proprio rintracciarlo perché vive in un posto nascosto o si nasconde lui volutamente? E mettiamo il caso che questo predicatore sia molto malato, tanto che non è neppure in grado più di ricordare, o mettiamo il caso che sia morto, e quindi non è contattabile? Che dovrei fare? Soprassedere, e fare finta di niente, e quindi non confutarlo, e così i suoi errori dottrinali continuerebbero a diffondersi facendo dei danni, e io dovrei stare a guardare i danni fatti dai suoi errori dottrinali senza poter confutarli pubblicamente? Così non sia! Dunque, come potete vedere, quello che affermano i miei accusatori si dimostra falso; e non potrebbe essere altrimenti perché va contro la Parola di Dio.

Io ho fiducia nel Signore che queste poche righe serviranno a tanti fratelli a capire ancora una volta quanto astuti sono coloro che odiano la riprensione e detestano coloro che agiscono con integrità, che bisogna riconoscere oggi sono molto numerosi nelle Chiese.
Fratelli, nessuno di questi cianciatori vi seduca con vani ragionamenti.

La grazia del nostro Signore Gesù Cristo sia con voi

Giacinto Butindaro

Tratto da : http://lanuovavia.org/giacintobutindaro/2010/08/02/devo-riprenderli-prima-in-privato/

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