L’apostolo Paolo quando si trovò a testimoniare davanti al re Agrippa disse tra le altre cose: “Perciò, o re Agrippa, io non sono stato disubbidiente alla celeste visione; ma, prima a que’ di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutto il paese della Giudea e ai Gentili, ho annunziato che si ravveggano e si convertano a Dio, facendo opere degne del ravvedimento” (Atti 26:19-20)
Dunque Paolo, che era stato mandato da Cristo ad evangelizzare, annunziava agli uomini il ravvedimento dalle opere morte e la conversione, che devono essere dimostrati con opere degne del ravvedimento. Vediamo quindi di spiegare cosa significa ravvedersi e convertirsi.
Ravvedersi significa ‘cambiare mente’ e quindi il modo di pensare, perché il termine greco metanoia, tradotto con ravvedimento, significa ‘cambiamento di mente’. E questo cambiamento di mente implica la sperimentazione di una tristezza o un dolore per i peccati commessi contro Dio, appunto perché quando uno si ravvede smette di pensarla come prima a riguardo del peccato, per cui ciò che prima per lui era una cosa bella diventa improvvisamente orribile, le cose in cui lui prima prendeva piacere adesso gli procurano solo vergogna e dispiacere al solo pensiero.
Convertirsi significa invece cambiare direzione nella vita, ma con una vera e propria inversione di marcia. E quindi convertirsi a Dio significa accettare l’Evangelo di Dio che è l’annuncio della morte espiatoria di Gesù Cristo e la Sua resurrezione, e abbandonare le proprie vie malvagie e mettersi al servizio della giustizia, e questo implica l’andare contro corrente, cioè contro l’andazzo di questo mondo, che è fatto di tante opere morte.
Ora, si dà prova di essersi ravveduti e convertiti a Dio facendo opere degne del ravvedimento, che sono chiamate anche frutti degni del ravvedimento. Queste opere naturalmente sono l’opposto di quelle morte da cui uno si è ravveduto.
Facciamo degli esempi pratici: chi prima seguiva gli idoli muti, abbandona gli idoli e il loro culto per mettersi ad adorare Iddio in spirito e verità, e quindi senza fare uso di alcuna immagine o statua. Chi prima praticava la magia o qualche arte divinatoria, abbandona queste pratiche, bruciando tutto quello che possiede che ha a che fare con la magia, perché in abominio a Dio, e comincia a desiderare i doni spirituali che vengono da Dio e che sono chiamati ‘potenze del mondo a venire’. Chi prima frequentava le meretrici, smette di andarci, perché è consapevole che il suo corpo è diventato il tempio di Dio, che è santo, e quindi va conservato in santità ed onore; e quindi se è sposato, si giacerà carnalmente solo con la propria moglie, e se non è ancora sposato, aspetterà con fede e pazienza il matrimonio. Chi prima era un omosessuale, smette di commettere cose turpi con altri uomini, perché l’omosessuale oltre che peccare contro natura pecca contro il proprio corpo. Chi prima rubava, smette di farlo, perché si mette a lavorare onestamente con le proprie mani per provvedere ai suoi bisogni e a quelli della sua famiglia. Chi prima bestemmiava, non bestemmia più, perché ora usa la sua bocca per ringraziare e lodare Colui che lo ha salvato, che è degno di somma lode. Chi prima si ubriacava, non si ubriaca più, perché sa che ubriacandosi rovinerebbe il suo corpo, e sarebbe trascinato alla dissolutezza; e quindi beve con moderazione. Chi prima odiava il suo prossimo, non lo odia più anzi lo ama, pregando per lui, e facendogli del bene. Chi prima amava e praticava la menzogna, dice solo la verità. Chi prima amava litigare e contendere, smette di farlo, perché sa che deve essere umile e paziente verso il suo prossimo, pronto a sopportare ogni afflizione per amore di Cristo.
Ma il ravvedimento e la conversione implicano anche l’abbandono delle mondane concupiscenze quali giochi d’azzardo, andare a ballare, al teatro, al cinema, allo stadio a vedere la partita, in spiaggia al mare a prendere la tintarella, ed anche la musica mondana, e certi modi di vestire che non si addicono ai santi perché inverecondi; come anche l’abbandono delle barzellette, del parlare scurrile, volgare, e ambiguo, e delle buffonerie. In altre parole, l’abbandono di tutto ciò che è contrario alla sana dottrina.
Le opere degne del ravvedimento sono costituite anche dalle opere di carità, come supplire con i propri beni materiali ai bisogni dei poveri, fare partecipi dei propri beni a coloro che ammaestrano i santi nella Parola, visitare le vedove e gli orfani nelle loro afflizioni, e visitare i carcerati a motivo di Cristo, gli ammalati; e da qualsiasi altro tipo di opere buona, che appunto perché buona non fa male alcuno al prossimo.
Chi si è ravveduto e convertito a Dio si comporta così per condursi in maniera degna del Vangelo, e quindi per onorare il Vangelo tramite il quale è stato salvato da questo presente secolo malvagio e dalla perdizione eterna.
Ora, fratello, stai facendo opere degne del ravvedimento, o sei ancora immerso nella mondanità e carnalità, e quindi stai seguendo l’andazzo di questo mondo, tanto da non distinguerti quasi in niente da quelli di fuori nel tuo modo di comportarti? Se la risposta è la seconda, allora vuole dire che hai pensato, e molto probabilmente sei stato indotto a pensarlo da coloro che ti hanno parlato di Gesù Cristo, che convertirsi a Dio significava solo credere in Gesù e mettersi a frequentare le riunioni di una Chiesa Evangelica, leggere la Bibbia, pregare e cantare cantici, e parlare di Gesù alle persone del mondo, non curandoti della tua condotta. Tu devi quindi ravvederti e convertirti dalle tue vie malvagie. Fallo, non indugiare: per riconciliarti immediatamente con Dio, perché tenendo questa condotta carnale e mondana sei un nemico di Dio.
Chi ha orecchi da udire, oda
Giacinto Butindaro
Tratto da : http://lanuovavia.org/giacintobutindaro/2010/06/17/opere-degne-del-ravvedimento/